Il 5 giugno il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi sull'iniziativa popolare "Per un reddito di base incondizionato". Lo chiede l'iniziativa alle urne il 5 giugno e l'idea su cui si riflette è quella di una distribuzione di 2500 franchi al mese per tutti gli adulti e di 625 per i bambini. Un'idea da molti definita utopica, che non convince nessun partito - con l'unica eccezione dei Verdi - e che sembra destinata a fallire in modo chiaro davanti al popolo. L'ultimo sondaggio Gfs di aprile per conto della SSR rilevava un No al 72%.

Anche il consiglio federale è contrario: "È una proposta utopica che indebolirebbe notevolmente il nostro sistema economico", ha sottolineato il Consigliere federale Alain Berset. Secondo il Governo dare 2500 franchi al mese a tutti, anche a chi non lavora, costerebbe oltre 200 miliardi di franchi all'anno.

I promotori ritengono invece che l'operazione genererebbe costi molto inferiori, di circa 25 miliardi, che potrebbero essere finanziati con una "microtassa" sulle transazioni finanziarie. I sostenitori ritengono la loro iniziativa una visione a lungo termine che permetterà di diminuire le disparità sociali, lasciando anche più tempo ad altre attività o alla famiglia.

Un reddito che veramente semplifica le prestazioni sociali come sostengono i promotori? Se introdotto, gli svizzeri decideranno di starsene a casa a far niente? E' la prospettata elargizione senza condizioni ad essere il vero problema?

Modem ne parla con: Sergio Rossi, economista, professore all’università di Friburgo; Marco Salvi, economista, Avenir Suisse; Francesca Rigotti, filosofa, USI; Carlo Lottieri, filosofo, Università di Siena.

Intervista registrata a Olli Kangas, responsabile del gruppo di lavoro che, in Finlandia, sta implementando una loro forma di reddito di base.