"Ma cosa starò davvero votando...?"
Modem

Vota meno, vota meglio?

Opinioni a confronto sulla democrazia svizzera

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  • 8.10.2015
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Il secondo tubo sotto il San Gottardo, l’iniziativa popolare “Per il matrimonio e la famiglia – No agli svantaggi per le coppie sposate”, quella “Per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati” e quella “Contro la speculazione sulle derrate alimentari”. Sono gli oggetti di carattere nazionale in votazione il prossimo 28 febbraio, secondo il calendario deciso dal Consiglio federale, cui si aggiungeranno come sempre altri argomenti di carattere cantonale e/o comunale.

La quantità di temi, come la relativa loro complessità, forniranno insomma una nuova “abbuffata” di democrazia che molti cittadini potrebbero vivere come un’indigestione. La democrazia semi-diretta del nostro Paese, sistema parecchio invidiato all’estero, inizia a prestarsi da un po’ di tempo ad analisi anche critiche. E questo sia per la reale capacità di comprensione di determinati tecnicismi degli oggetti in votazione, sia per lo “stress” a cui sono sottoposti gli strumenti democratici (come il referendum o l’iniziativa popolare), branditi a turno come armi che rischiano di rallentare lo sviluppo della società. Senza dimenticare che le iniziative popolari accettate dal popolo raramente vengono secondo la precisa volontà dei loro promotori.

Altre correnti di pensiero evidenziano invece l’estrema utilità, nella loro forma attuale, degli strumenti democratici svizzeri. Da una parte per correggere o completare quello che l’Esecutivo e il Legislativo hanno (o non hanno) fatto e dall’altra per dare piena legittimità, attraverso il voto popolare, a quanto deciso.

Qualche correttivo lo ha recentemente proposto il think tank Avenir Suisse: esame preliminare delle iniziative prima della raccolta firme, aumento del numero di firme necessarie, referendum obbligatorio sulle leggi d’applicazione. Queste e altre modifiche, stando ad Avenir Suisse, non rappresenterebbero una limitazione della democrazia svizzera, bensì un rafforzamento della sua efficacia. Ma allora in che misura è opportuno, se è opportuno, cambiare le regole democratiche della Confederazione?

A Modem intervengono:

Paolo Dardanelli, ricercatore e direttore Center Swiss politics Univ. Kent;

Pascal Mahon, Professore di Diritto costituzionale all'Università di Neuchâtel;

Fabrizio Triulzi, Responsabile della Redazione nazionale del Telegiornale RSI

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