Naufraghi moderni
RSI New Articles 19.04.2015, 12:10
I loro racconti, di quei momenti di panico, sono ancora impressi nella memoria di tutti. Sono state le loro voci a dare corpo al disastro della Costa Concordia, finita adagiata su di un fianco sugli scogli Le Scole all'Isola del Giglio. L'inchino del comandante Schettino. Era la sera del 13 gennaio del 2012: stava andando in scena una crociera sul Mediterraneo, fino all'urto. E tutto il mondo l'ha battezzato il Titanic italiano.
4200 sopravvissuti, 32 vittime
Dennis Franzoso e Diego Berton hanno un'osteria a Varese. Quel viaggio se l'erano regalato per riprendersi dallo stress natalizio fatto di cenoni da preparare. "L'abbiamo superato grazie ai clienti -dicono in coro- quasi una famiglia, ci hanno regalato persino dei fiori". Il lavoro -per loro- è stato terapeutico, anche se Dennis ammette d'aver sviluppato altre paure, ad esempio quella di prendere l'aereo. Quasi in mare ci si possa salvare, in aria no. Dopo un anno di pausa, hanno comunque ripreso a viaggiare, amanti come sono delle crociere.
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Un ricordo ben impresso
Il momento più drammatico -raccontano Dennis e Diego- l'abbandono della nave in scialuppa, rimasta incastrata. Occorreva farla oscillare per poter scendere. Ma è soprattutto la solidarietà degli abitanti dell'Isola del Giglio il ricordo più commovente: la signora Rosalba che si offrì di ospitarli per la notte, diede loro un giaccone caldo e il mattino presto offrì la colazione a tutti. "L'ho ritrovata grazie al comune -racconta Diego- volevo ringraziarla. Mi ha detto di tenere il giaccone".
Nel frattempo il comandante Schettino è stato condannato in primo grado a 16 anni di prigione e il relitto è stato trasportato a Genova per essere smantellato.
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