Tennis

Il successo è frutto del lavoro

Ma a volte è il frutto a lavorare per il successo

  • 25 maggio 2016, 12:34
  • 7 giugno 2023, 20:15
Michael Chang

Michael Chang

  • Keystone

dall'inviato a Parigi Ivan Zippilli

Oltre i mille intrugli zuccherini, minerali e vitaminici (ammessi) che gli sportivi d’élite assumono regolarmente durante gli sforzi intensi e prolungati delle competizioni, Madre Natura ha offerto loro (ed anche a noi) un ritrovato antico ma sempre efficace nella sua capacità di sostenere l’attività muscolare: la cara vecchia banana. Pur evidente che sia la sua importante dose di potassio salvagambe, il pubblico del tennis ebbe nondimeno il suo shock di sorpresa nel 1989, in una calda fine di primavera francese. Un ragazzo giovane, normotipo, di origine taiwanese e di nascita statunitense si trovava nel mezzo di una partita proibitiva: ottavi di finale del Roland Garros contro Ivan Lendl, numero 1 al mondo e già vincitore di 7 Grandi Slam (di cui 3 sulla terra).

Non solo: il ceco (che poi diventerà nel 1992 suo connazionale) lo inchioda sotto per 2 set a zero e lo stanca. Michael Chang, questo il nome del fresco 17enne con gli occhi a mandorla e il rovescio veloce, è svuotato e a rischio crampi, ma lotta con determinazione commovente. Unica soluzione per i suoi dolori: cambi campo oltre il regolamento e banana d’ordinanza. Manco fossero gli spinaci di Braccio di Ferro, i preziosi frutti vengono ingurgitati un quarto alla volta ed hanno sempre lo stesso effetto: ricarica per un paio di giochi. Senza non si va avanti. Questa immagine, che oggi è la norma di quasi tutte le partite dei tornei importanti, si fissò nelle menti di chi seguì quella partita (anche solo in TV) come un evento raro e rivoluzionario.

Il pubblico di Parigi si innamorò di quel ragazzino terribile, che sfidava il solidissimo e normalmente freddo Lendl con la metodica del soldatino e la sfrontatezza dell’adolescente. Quanto le sue proverbiali banane passò infatti alla storia il suo “servizio da sotto” del set decisivo, che si rivelò infine più efficace che provocatorio, che mandò in delirio il Court Central (Philippe Chatrier era ancora vivo e vegeto) e che spedì in confusione nervosa il suo avversario. Il “cinesino” era stato adottato e ormai la gente lo trascinava di peso oltre i crampi (veri). Nei cambi campo manco si sedeva più: chi si ferma è perduto.

Quella partita Chang l’ha vinta, come anche le tre successive, conquistando così, in una Parigi in festa, il suo primo e unico Grande Slam. Quell'estate, nello zainetto da pomeriggio di ogni teenager appassionato di tennis, non mancò di farsi vedere una coppia del frutto magico. Forse perché con i fichi secchi non si fanno le nozze, ma con le banane può capitare di fare la storia.

Roland Garros, i momenti finali di Ivan Lendl - Michael Chang (05.06.1989)

RSI Tennis 25.05.2016, 10:17

Ti potrebbe interessare