Raffinata sperimentatrice, artefice di una pittura segnico-cromatica vibrante ed evocativa, Carla Accardi è stata la prima astrattista italiana a spiccare a livello internazionale. A sei anni dalla sua scomparsa, il Museo del Novecento di Milano le rende omaggio con un’ampia retrospettiva, “Carla Accardi. Contesti”, che si propone di indagare soprattutto lo scenario storico, sociale e politico nel quale l’artista siciliana ha operato nel corso della sua cinquantennale attività e le tante relazioni, affinità e suggestioni che ne hanno cadenzato la ricerca.
“Rimettere in gioco […] la mia pittura non può arrestarsi su un problema, porlo e definirlo una volta per tutte. Mi piace ruotare attorno a questo problema, vederne le diverse, possibili soluzioni, essere coerente e, al tempo stesso, in grado di cambiare”. E con estrema libertà e al contempo grande equilibrio, Carla Accardi si è sempre rimessa in gioco dando vita a opere “rigorose e liriche”, come ben evidenzia la mostra attraverso un percorso che parte dagli esordi nella seconda metà degli anni Quaranta, con la partecipazione al gruppo Forma (unica donna, con Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato). Prosegue con la serie dei Negativi e con i grandi e ipnotici dipinti fitti di segni e di cromie ardite, per poi giungere agli esperimenti con il sicofoil (materiale plastico trasparente mai usato prima in ambito artistico), alle installazioni e agli ambienti, ai lavori legati alla militanza femminista (nel 1970 Carla Accardi fondò il gruppo Rivolta femminile insieme a Carla Lonzi ed Elvira Banotti). E poi di nuovo il ritorno alla tela negli anni Ottanta, come in un ideale cerchio che si chiude.
Accanto alle opere, la presenza di numerosi documenti e fotografie provenienti dall’Archivio Accardi Sanfilippo concorre a offrire uno sguardo approfondito su un’instancabile innovatrice, un’artista tra le più originali del secondo Novecento.