Cinema

Jean-Luc Godard

Il pioniere della Nouvelle Vague, si è spento a 91 anni

  • 13 September 2022, 08:59
  • 27 November 2023, 08:36
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Jean-Luc Godard

Jean-Luc Godard

  • Keystone
Di: Mattia Cavadini

Nato a Parigi il 3 dicembre 1930 da genitori svizzeri, si laurea in etnologia alla Sorbona. Comincia a scrivere di cinema per la Gazette du cinema, poi entra nel giro dei "Cahiers du cinéma" firmandosi con lo pseudonimo Henri Lucas.

Dall’interesse per il cinema alla produzione cinematografica il passo è breve. Amico di François Truffaut, Jean-Luc Godard è l’artefice della Nouvelle Vague francese, corrente cinematografica che rivoluzionò a partire dagli anni '60 la settima arte.

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Con Truffaut nel '58 realizza "Une histoire d'eau". L'amico gli passa il soggetto di "Au bout du souffle" (All'ultimo respiro) con cui debutta da regista nel '59. Fin da quel folgorante esordio (con l'astro nascente Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg) diventa un punto di riferimento. Il film è adottato come manifesto della Nouvelle Vague e ai produttori piace il suo atteggiamento iconoclasta ma con un’attenzione particolare ai grandi generi popolari come il poliziesco.

Per dieci anni, fino al 1967, lavorerà a rotta di collo con ben 22 titoli (tra lunghi e corti) che fanno storia, tra cui "Le petit soldat", "Les carabiniers", "Une femme est une femme", "Le mépris", "Bande à part", "Une femme mariée", "Weekend", "Deux ou trois choses que je sais d'elle".

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Ogni suo titolo fa scalpore, decostruisce letteralmente i codici della narrazione, trionfa anche al box office con "Pierrot le fou" (1965), arruola Brigitte Bardot (e Fritz Lang) per "Le mépris", partecipa alle contestazioni del '68 sia in strada che al festival di Cannes.

Col ’68 la sua via artistica sceglie la strada dell'impegno politico. Dirige "La chinoise" e dà il via al suo periodo militante culminante negli anonimi "Cinetracs" del gruppo Dziga Vertov, "Vento dell'est" con Gian Maria Volonté e "Crepa padrone tutto va bene" ("Tout va bien") con Yves Montand (1972) in cui fa il bilancio critico di una generazione di intellettuali scollati dalla vita reale.
Godard, con i suoi capelli neri arruffati e gli occhiali con la montatura pesante, è stato un vero e proprio rivoluzionario.

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Se dovessimo trovare un'etichetta per Godard, lo catalogheremmo come "un geniale sperimetatatore". A lui si deve la destrutturazione dell’opera artistica e la frantumazione della narrazione, dimostrandoci come ogni tentativo di creare un tutto-pieno artistico non fosse altro che inganno. Coerentemente con questo suo percorso (di ossificazione della trama), Godard aveva scelto una vita ritirata, consegnata al silenzio.

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