Letteratura

Daje forte, Zerocalcare

Il fumettista romano che parla a un'intera generazione

  • 23 gennaio 2019, 10:28
  • 5 settembre 2023, 14:48

Zerocalcare su "Macerie prime"

RSI Cultura 21.11.2017, 10:11

Di: Barbara Camplani

Con il libro Macerie prime e ancor prima con il reportage da Kobane Zerocalcare ha conquistato un pubblico vasto, togliendosi di dosso l'etichetta del fumettista amato dai giovani romani (con i loro ideali e le loro frustrazioni). Nonostantze questo successo, Zerocalcare è rimasto umile e disponibile come quando a vent’anni disegnava poster punk per un qualche sperduto centro sociale di Roma.

Dal blog al Premio Strega
Zerocalcare all’anagrafe si chiama Michele Rech, ha trentaquattro anni, con origini francesi ma cresciuto nel quartiere di Rebibbia. Ha iniziato per passatempo, facendo illustrazioni per piccoli eventi e pubblicando storie a fumetti sul suo blog personale. Uno spazio dove raccontare di sé – felpa nera con teschio, sguardo un po’ stralunato, dieta a base di plumcakes – e delle persone che gli stanno attorno. Nel 2011 pubblica il suo primo libro, La profezia dell’armadillo (animale scelto per incarnare la sua coscienza), che ora sta per diventare anche un film.
“Parlo di me perché non ho molta creatività”, si schermisce lui. Eppure in quei racconti così vicini all’autobiografia sa appassionare moltissime persone, anche chi di solito non è avvezzo ai fumetti. Lo fa grazie a un umorismo esilarante (strettamente romanesco), e a un repertorio di riferimenti culturali di massa che ci accomuna tutti, da Star wars alle nostre serie tv preferite.

Il murale realizzato da Zerocalcare

Il murale realizzato da Zerocalcare allla stazione metro di Rebibbia, a Roma

Sullo sfondo delle sue storie vediamo agitarsi anche uno slancio libertario e altermondista. È una bandiera sbrindellata ma resistente che, senza cadere nella retorica, attraversa tutta l’opera di Zerocalcare: dalle cronache del G8 di Genova all’impegno socio-politico al libro Dimentica il mio nome (2014), che si chiude con un inno alla libertà individuale, oggi minacciata da una sorveglianza tecnologica e culturale globale. Il libro arriva tra i finalisti allo Strega, uno dei premi più prestigiosi per la narrativa italiana, e vince il secondo posto nella sezione Giovani.

Il reportage da Kobane
Fra il 2014 e il 2015, in piena guerra, Zerocalcare si reca due volte nel Rojava (detto anche Kurdistan siriano), regione autonoma che non viene riconosciuta ufficialmente dal governo della Siria. Il suo viaggio parte dalla Turchia e arriva fino alla città di Kobane, diventata il simbolo della resistenza all’avanzata dell’Isis. Kobane è però anche e soprattutto il cuore della lotta dei curdi siriani, che da anni si battono per ottenere l’indipendenza e fondare uno stato democratico.

Ayse Deniz Karacagil detta "Cappuccio rosso"

Ayse Deniz Karacagil , morta combattendo contro l'Isis a Raqqa nel 2017

Zerocalcare realizza due reportage, poi confluiti nel libro Kobane calling (2016). Restando fedele al suo stile, ci porta testimonianza di storie individuali e riesce così a restituire umanità a un conflitto che noi, dal nostro comfort europeo, seguiamo con confuso orrore o, il più delle volte, indifferenza. E infatti uno dei pochissimi volti che ci sono rimasti impressi, fra le migliaia di morti indistinte, è quello di “Cappuccio Rosso”, la ragazza andata a combattere con le guerrigliere del PKK (il partito rivoluzionario dei curdi turchi, dichiarato illegale dal presidente Erdogan) per sfuggire a una vita in carcere.

La voce di una generazione
Ma perché i suoi fumetti ci suonano così familiari? Perché dietro alle gag e alle disavventure di questo anti-eroe che avanza a tentoni tra ansie, sensi di colpa e incertezze per il futuro, fra lavori precari e amici in gamba che non riescono ad arrivare a fine mese… vediamo riflessi noi stessi. Zerocalcare incarna un’intera generazione: la sua, quella dei giovani nati negli anni Ottanta che, al momento di entrare nel “mondo degli adulti”, si sono ritrovati di fronte una crisi economica gravissima. È successo ovunque ma in Italia il colpo è stato più violento. Lì, nel magna magna generale, il governo si è completamente dimenticato di ritagliare un posto nella società per i giovani, le loro competenze e le loro speranze.
Ciononostante Michele Rech disegna senza crogiolarsi in vittimismi. Affronta le difficoltà esistenziali con un’ironia liberatoria e con la voglia di trovare un valore e un senso nelle cose, sempre. Lui dice di sentirsi meno solo in questa ricerca, quando scopre di avere così tanti lettori nella stessa situazione. No, Calcà: sei tu, con i tuoi fumetti, che ci fai sentire meno soli.

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