Territorio e tradizioni

Chalandamarz: l’antica tradizione grigionese di scacciare l’inverno

Un rito antico contadino che celebra lo scandire delle stagioni e ci racconta un po’ della nostra storia

  • 28 February 2023, 20:57
  • FOOD
Chalandamarz a Schlarigna

Chalandamarz a Schlarigna

  • Selina Planta RTR
Di: Patrizia Rennis

Nella storia, i tempi dell’uomo sono sempre stati scanditi da quelli della natura. La vita contadina, in particolar modo, è sempre dipesa fortemente dal susseguirsi degli eventi naturali. Il cambiamento delle stagioni, la semina, i raccolti, sono scadenze di fondamentale importanza, a livello antropologico, per le quali l’essere umano ha creato riti, usanze e tradizioni propiziatorie per celebrarne la ciclicità. Molto spesso questi riti propiziatori sono legati anche al consumo di specialità gastronomiche che utilizzano come alimenti base proprio i prodotti che la terra regala in quel momento.

Chalandamarz: la vita contadina e lo scandire delle stagioni

Fra le antiche ricorrenze pagane legate al rinascere della natura tutt’oggi vive e sentite in Svizzera, possiamo sicuramente annoverare il Chalandamarz, una festa tradizionale del Cantone Grigioni che si tiene ogni anno il primo marzo. Questa usanza ha origini antiche, che risalgono al tempo in cui le vallate retiche si trovavano sotto la dominazione romana. Secondo il calendario romano le calende di marzo annunciavano l’arrivo di una nuova stagione, quella della rinascita della natura. In questo giorno l’usanza comune è di fare rumore per le vie dei vari villaggi, in modo da scacciare gli spiriti maligni dell'”anno vecchio”.
Il Chalandamarz era la festa dei pastori, dei contadini e degli alpigiani che celebravano all’aperto e sui pascoli più soleggiati il ritorno della primavera. A questa usanza partecipavano anche i legionari romani che occupavano quelle regioni e lo facevano trascinando sui pascoli mandrie e greggi muniti di enormi campanacci da cui poi è nata l’usanza ancora in voga al giorno d’oggi di suonare i campanacci.

Chalandamarz, chaland'avrigl
laschai las vachas our d'uigl,
cha l'erba crescha
e la naiv svanescha...
Primo marzo, primo aprile
lascia uscire le mucche dalla stalla
che l'erba cresca
e che la neve sparisca…

Le canzoni e le frasi scandite durante il giorno di Chalandamarz parlano proprio della speranza dei contadini e degli alpigiani che l’inverno lasci spazio a una primavera clemente per ripartire con le attività di pascolo, semina e raccolto.

Ogni zona ha le sue celebrazioni

Il Chalandamarz è un’usanza praticata in varie zone dei Grigioni e ogni villaggio ha il suo modo di festeggiarlo. ll filo conduttore dei festeggiamenti è sempre lo stesso: scacciare l’inverno facendo rumore e salutare l’arrivo della primavera risvegliandola.
Di solito sono i ragazzi delle scuole che si svegliano di buonora per sfilare lungo le vie del paese in costume tradizionale o adornati da fiori di carta. I ragazzi agitano i campanacci, schioccano fruste e cantano: più i cortei sono rumorosi, più velocemente l’inverno lascerà spazio alla primavera; il chiassoso e colorato corteo si ferma davanti alle case e nelle piazze per intonare canti gioiosi, in cambio i ragazzi ricevono offerte per le gite e doni, perlopiù dolci.
I dettagli delle celebrazioni variano di zona in zona: a Zuoz e Samedan, per esempio, la sfilata è aperta solo ai ragazzi, che sfilano travestiti da pastore o da mucca. Le ragazze, invece, preparano la cena e la serata danzante che chiude la festa. A Scuol, oltre al corteo, si svolge una gara di schiocco di frusta. A Ftan, invece, i festeggiamenti somigliano molto a quelli di un carnevale. In Valposchiavo si dà fuoco a un pupazzo di neve che simboleggia l’inverno e i malanni di stagione.

Il calendimarzo

RSI Archivi 04.03.1968, 10:36

La castegna par al Calendamarz in Val Bregaglia

In Val Bregaglia i bambini sfilano adorni di fiori di carta - che vengono preparati nelle settimane precedenti -, suonando campanacci (sampogn) e tamburi per le strade del villaggio. A mezzogiorno ci si riunisce e si forma una grande tavolata per mangiare tutti insieme. In questa occasione è usanza preparare piatti tradizionali e fra questi c’è la castegna par al Calendamarz (castagne cotte con panna e pancetta). Le castagne, essiccate in autunno sulle grate, vengono bollite per più ore nell’acqua con la pancetta affumicata e le spezie e vengono poi servite con panna montata a piacimento. Un piatto antico che viene preparato durante tutto l’inverno ma soprattutto in occasione, appunto, del Calendamarz.
«Per ogni bregagliotto, anche se non partecipa al corteo, un bel piatto di castagne e panna il primo di marzo non può mancare» ci racconta Valeria Tognetti del ristorante Piz Cam a Vicosoprano.
«È un piatto che si fa lentamente – continua la Tognetti – io le castagne le metto a bagno la sera prima e la mattina del primo marzo inizio a cucinarle, devono essere fatte lentamente per non romperle; per mezzogiorno il piatto è pronto, la pancetta è morbidissima e le castagne sembrano quasi caramellate, una delizia!”
Per la ricetta di Valeria Tognetti:

La ricetta di questo piatto proviene dalla cucina povera della Bregaglia. Nella bassa Val Bregaglia, infatti, i castagni crescono più facilmente grazie al clima mite e la raccolta dei frutti è una tradizione millenaria che, nonostante abbia perso il proprio ruolo primario, è ancora ben radicata nella cultura e nella memoria locale.
Ogni ingrediente di questo piatto - castagne, panna e pancetta - racconta una parte di storia delle tradizioni della Val Bregaglia: la raccolta di castagne, infatti, veniva festeggiata con rituali collettivi; la mazza del maiale era considerata un giorno di festa; e la transumanza, da cui dipendeva la produzione di latte e formaggio, era uno degli avvenimenti più importanti del calendario contadino.
Insomma, ancora una volta dietro a un piatto della tradizione scopriamo un mondo di racconti e di usanze che svelano un po’ della nostra storia.

Cuochi d’artificio - Val Bregaglia - 11.05.2016

Cuochi d'artificio 11.05.2016, 16:55

Fonti:
I mazzafam- Ricettario curioso e gustoso del Grigioni italiano, Gianni Bertossa 2008
lebendige-traditionen.ch
wikipedia.org

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