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Diamanti, una finestra sulla Terra

di Ariane Meier

  • 9 marzo 2020, 18:03

In origine c’è il carbonio. In soldoni, se lo declinate in ottima grafite in fiocchi, ne avete per circa un migliaio di franchi alla tonnellata. Se lo declinate invece in diamante, beh, generalmente dovete calcolare tra i 2'000 e i 20'000 franchi … al carato! Ossia 0.2 grammi … quindi circa tra i 10 e i 100 miliardi di franchi alla tonnellata. Una bella differenza di prezzo, per delle “semplici” varianti di struttura cristallina di uno stesso, comunissimo, materiale! Eppure, è così. Il diamante, per noi umani, è la pietra preziosa per eccellenza: prova ne sia che se doveste regalare alla vostra anima gemella un anello con un pezzo di … grafite, probabilmente rischiereste di far naufragare il fidanzamento. Battute a parte, i diamanti sono preziosi non solo per i ricchi commercianti di Anversa, ma anche per gli scienziati di tutto il mondo. Dalle profondità del mantello terrestre – tra i 200 e gli 800 km – i diamanti vengono alla luce portando con sé delle informazioni importantissime, solitamente contenute in quelle che vengono chiamate “inclusioni”: cioè delle caratteristiche naturali che compaiono durante la formazione del diamante sottoterra, quando entra in contatto con altre sostanze (ferro, nichel, metano, zolfo, ecc.) o/e è sottoposto a variazioni di temperatura e di pressione. Queste cristallizzazioni danno un segno distintivo e caratterizzante alla pietra e ne determinano tra l’altro i gradi di purezza. Poiché sono incapsulate e protette dalla chimica inerte dei diamanti, le inclusioni ci danno un quadro reale di che cosa avviene in profondità e, in particolare, di cosa è avvenuto tra 3,5 e 1 miliardo di anni fa, quando i diamanti si sono plasmati. Informazioni di grande interesse, poiché ci raccontano della formazione del nostro Pianeta e dei suoi cicli geologici.

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