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Il “Grande Gioco” di Henri Cartier-Bresson

In mostra a Venezia fino al 10 gennaio 2021

  • 19 July 2020, 07:37
  • 10 June 2023, 00:52
  • ARTE
Henri Cartier-Bresson2

Simiane-la-Rotonde, France, 1969, épreuve platino-argentique de 1973

  • Fondation Henri Cartier-Bresson; Magnum Photos
Di: Francesca Cogoni

Scegliere in base al proprio gusto e alla propria sensibilità cinquanta scatti da un corpus di 385 immagini: un compito stimolante ma non certo semplice quando si tratta dei lavori di uno dei pesi massimi della storia della fotografia, Henri Cartier-Bresson. È quanto sono stati invitati a fare cinque curatori d’eccezione per la mostra “Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu”, esposta nel veneziano Palazzo Grassi fino al 10 gennaio 2021.

La fotografa Annie Leibovitz, il cineasta Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice Sylvie Aubenas e il collezionista François Pinault: queste le cinque personalità che si sono confrontate con la “Master Collection” del celebre fotoreporter francese, una selezione di scatti che egli stesso nel 1973, su invito dei suoi amici collezionisti Jean e Dominique de Menil, aveva individuato come i più rappresentativi di tutta la sua opera.

Henri Cartier-Bressons

L’esito di questo avvicendarsi di punti di vista e scelte personali non è una semplice retrospettiva sull’“occhio del secolo” (come veniva appellato Cartier-Bresson), ma un progetto espositivo ben più articolato, dai risvolti inediti e interessanti. È come trovarsi di fronte a cinque mostre in una, poiché ciascuno dei curatori ha operato in modo autonomo e in totale libertà, sia sul piano della scelta dei lavori sia su quello dell’allestimento. Ne risultano cinque racconti, cinque visioni, cinque diversi modi di intendere, amare e lasciarsi ispirare dall’opera bressoniana. Così, c’è, per esempio, lo sguardo di François Pinault che si è fatto guidare dalla “verità, semplicità, umiltà” del fotoreporter, oppure quello ammirato di Annie Leibovitz, che ha affermato: “vedere le opere di Cartier-Bresson mi ha fatto venire voglia di diventare fotografa”.

Una mostra polifonica e ricca, oltreché di immagini bellissime e memorabili, anche di sfumature, spunti e rimandi, grazie a cui è possibile rinnovare e allargare il nostro stesso sguardo su Henri Cartier-Bresson.

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