Carcere bielorusso
Laser

Carcere bielorusso

di Emanuele Valenti

  • iStock
  • 1.10.2020
  • 25 min
Disponibile su
Scarica
  • Scienze umane e sociali

Cristina è tra le migliaia di cittadini bielorussi arrestati durante le manifestazioni seguite alle elezioni del 9 agosto 2020. È giovane, ha da poco compiuto 27 anni. Come diversi amici aveva deciso che fosse arrivato il momento di dire basta e di chiedere un futuro diverso da quello già scritto per la sua generazione dal presidente Lukashenko, al potere da oltre 25 anni.

Il suo coraggio le è costato cinque giorni di prigione, durante i quali ha visto quello che non avrebbe mai immaginato: la violenza gratuita delle forze di sicurezza nei confronti di chi aveva messo in discussione il risultato elettorale oppure verso chi si trovava casualmente nel centro di Minsk nei giorni successivi al voto.

Cristina ci ha raccontato di uomini con le gambe fratturate costretti a correre, di donne prese a schiaffi per aver pronunciato alcuni articoli della costituzione, di giovani picchiati nel cortile del carcere e poi invitati ad andarsene via perché nelle celle non c'era più posto nemmeno per uno spillo.

“Sono stata fortunata - ci ha spiegato - non mi hanno picchiata, ma in fondo è come se lo avessero fatto”.

Dalla caduta dell’Unione Sovietica la Bielorussia era rimasta chiusa in una bolla, come se la storia si fosse fermata. Ma le elezioni dello scorso agosto hanno segnato un punto di non ritorno. Il paese ha cominciato a muoversi, la direzione però è ancora sconosciuta.

Scopri la serie