Diego Armando Maradona
Laser

Maradona, oltre

di Alessandro Bertellotti

  • Keystone
  • 26.11.2020
  • 27 min
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  • Scienze umane e sociali

D’accordo, era il dio del calcio, è stato definito il più grande di sempre, il “numero 10” destinato all'immortalità. "Laser" cerca di comprendere perché un campione come Diego Armando Maradona sia da considerare come l’emblema delle contraddizioni della città nella quale ha espresso il suo migliore calcio, ovvero Napoli, e della sua nazione, l’Argentina, ha cui ha regalato certezze e illusioni. "El pibe de Oro" è stato in grado di accomunare interi popoli e regalare sogni, con un comportamento e un carattere sempre oltre, sempre “sul piede dell’acceleratore” come dichiarò al suo allenatore a Napoli, Ottavio Bianchi.

Una figura difficile da raccontare e forse impossibile da capire, tanto che grandi scrittori e registi cinematografici hanno rinunciato all’impresa, accontentandosi di mettere in luce solo una parte di questo campione, come del resto hanno fatto e continuano a fare tutti coloro che si confrontano con Maradona. Difficile restare indifferenti davanti a questa figura controversa, tanto campione sul rettangolo di gioco quanto ingenuo al di fuori, dato per finito e risorto più volte. Di lui restano nella memoria le foto che hanno segnato una intera generazione: la “mano de Dios” che segna un gol palesemente irregolare all’Inghilterra nel 1986, il dribbling che stende il portiere Shilton, nella stessa partita, definito “il gol del secolo”, l’arresto per droga della polizia argentina, nel 1991, le istantanee con Papa Francesco, Chavez, Fidel, Putin e due leader camorristi a Napoli, l’abbraccio con Lionel Messi, che ha ereditato in nazionale la sua maglia e sperando un giorno di essere “Dieguito”. Il mondo ha bisogno di idoli, Maradona lo aveva capito e aveva svolto questa parte. Resterà immortale, fino a quando il calcio e il mondo non avranno un’altra divinità da adorare.

Con Maurizio De Giovanni, scrittore, autore e sceneggiatore teatrale, Ottavio Bianchi, allenatore del Napoli del primo scudetto (1987), Massimiliano Castellani, giornalista del quotidiano “Avvenire” e lo storico Emilio Gentile.

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