Cinema

Kurt Russell

Il destino, o forse Elvis

  • 17 marzo, 00:01
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Di: Fabrizio Coli

Come puoi non essere un predestinato, se esordisci sul grande schermo giovanissimo dando un calcio negli stinchi alla più grande star del pianeta? Correva l’anno 1963 e il set era quello di It Happened at The World’s Fair. I regali stinchi appartenevano a Elvis Presley. Il piede era invece quello di un dodicenne che si chiamava e si chiama tuttora Kurt Russell.

Ne è passato di tempo da quel calcio tirato al Re del rock’n’roll. Quel ragazzino statunitense, nato il 17 marzo 1951 a Springfield nel Massachussets, ci riporta prima di tutto agli anni Ottanta, a popolari ruoli fra azione e commedia o a quelli di smaliziati antieroi, ruoli che fino a poco tempo prima non sembravano appartenergli. Forse è stato il destino a metterci del suo, spingendolo con mano invisibile e sicura proprio là dove doveva arrivare, talvolta anche contro le aspettative.

Il piccolo Kurt, d’altra parte, all’inizio non era neppure sicuro di scegliere la recitazione. Quella era solo una delle sue due grandi passioni, entrambe trasmessegli dal padre. Bing Russell all’epoca era un attore piuttosto conosciuto. Ma oltre al cinema e alle serie tv amava visceralmente il baseball tanto da diventare in seguito il proprietario di una squadra della Minor League. Anche suo figlio Kurt giocava a baseball e magari sarebbe diventato uno sportivo professionista. Ma un incidente alla spalla lo porterà stabilmente su un’altra strada.

Si racconta che le ultime parole scritte da Walt Disney prima di morire siano state: “Kurt Russell”. A cosa si riferissero esattamente nessuno lo sa, ma è certo che il vecchio Walt avesse visto qualcosa di speciale in quel ragazzino notato in diverse serie televisive come The Travels of Jaimie McPheeters, tanto da scritturarlo nel 1966 con un contratto decennale. Se poi vogliamo continuare a divertirci un po’ col giochino del destino misteriosamente all’opera, possiamo anche aggiungere che in quel periodo l’ignaro Kurt incrocia per la prima volta quella che anni dopo diventerà la compagna della sua vita, Goldie Hawn. Persino il titolo del film sul quale entrambi lavorano suona profetico: The One and Only, Genuine, Original Family Band (1968). Ancora fra i due non succede nulla. Lei ha 21 anni, Kurt solo 16. Ma la chimica c’è. Sarà solo questione di tempo.

Diventato un’autentica teen star solare e sorridente, Kurt ha di fronte a sé una carriera che sembra già scritta. Il successo prenderà però forme inaspettate ed Elvis vi giocherà ancora un ruolo importante. Anzi, stavolta Elvis sarà proprio il ruolo, che porterà Kurt Russell all’incontro che segnerà più di ogni altro la sua vita professionale e che modificherà la sua immagine.

“Ho incontrato Kurt per la prima volta nel 1978. In lizza per la parte di Elvis c’erano due attori. Uno era identico a Elvis ma, poverino, recitava come una sedia. L’altro era Kurt. Il suo provino era impressionante”. A raccontarlo, in un’intervista del 1999, è John Carpenter. Carpenter era reduce dal successo di Halloween quando si imbarca in un progetto di un film televisivo sul Re del rock’n’roll. Non si trattava di un’impresa facile. Elvis, monumentale icona pop mondiale, era appena morto. Si trattava di materiale da maneggiare con cura. Tutto però filò liscio e diede inizio sia a una profonda amicizia che a una lunga e fortunata collaborazione fra attore e regista. “Kurt è cresciuto sul set – racconta Carpenter – è cresciuto alla vecchia scuola, quella della Disney, quella degli studios. Se non ti posizionavi esattamente dove dovevi posizionarti e non dicevi la tua battuta esattamente come era scritta venivi tagliato”. Quando conosce Carpenter, Kurt Russell è dunque già un attore che sa rapportarsi con sicurezza e mestiere alla macchina da presa. A dargli una marcia in più ci sono poi dei tratti caratteriali e un talento vincente. “Kurt ha una mentalità da sportivo, è competitivo – rileva ancora Carpenter – competitivo con se stesso. Ed è un istintivo. Quando recita non pensa mai a quello che sta facendo. Osserva ed è in grado di assorbire chiunque e di rifarlo. Può fare me, può fare te, chiunque”. Un po’ come il mimetico alieno de La Cosa, verrebbe da dire, un altro dei film memorabili che i due firmeranno in futuro.

L’Elvis televisivo di Carpenter ha successo e la performance di Kurt Russell gli porta la candidatura agli Emmy. Quell’esperienza è però importante anche per altri motivi. Tanto per cominciare su quel set conosce Season Hubley, l’attrice che interpreta la parte di Priscilla. Come Elvis e Priscilla anche Kurt e Season si innamorano, si sposano e prima di divorziare nel 1983 hanno un figlio, Boston. E poi, questa prima esperienza con Carpenter, porta Kurt Russell al suo ruolo più iconico, sul quale però quasi nessuno avrebbe scommesso.

È il 1981 e per Kurt Russell è tempo di un cambio di pelle. Proprio come un serpente. Disincantato, ironico, benda sull’occhio e cinismo tagliente, è Jena Plinssken in 1997 Fuga da New York (anzi Snake Plinssken in originale, se in italiano si chiama Jena è solo una questione di doppiaggio e di labiale), l’antieroe inviato in missione in una Manhattan del futuro diventata un carcere a cielo aperto. “Kurt voleva una parte che non fosse quella di una persona gentile me quella di uno a cui degli altri non importava, quasi un cattivo. Voleva interpretare un duro – racconta Carpenter – un personaggio cinico. Per me, se era in grado di interpretare Elvis, poteva fare anche questo. Lo studio invece fu scioccato, per loro era un attore Disney. Ma li convinsi che poteva essere una action star e funzionò”.

Eccome se funzionò. Dopo Jena Plinssken (personaggio a cui ritornerà nel 1996 in Fuga da Los Angeles), Kurt Russell si trasforma in una delle perfette incarnazioni del duro in canotta dell’era Reagan, di quelli che mentre volano cazzotti e proiettili hanno sempre la battuta pronta. Ne è un esempio lo scoppiettante Tango & Cash (1989) diretto da Andrei Konchalovsky, dove fa coppia con Sylvester Stallone. Naturalmente continuerà a lavorare anche con Carpenter. Nell’horror The Thing (1982) è il pilota di elicotteri McReady che fra i ghiacci dell’Antartide combatte uno spaventoso mostro alieno mutaforma. Nella commedia kung-fu Grosso guaio a Chinatown (1986) è invece il divertente camionista Jack Burton alle prese con mostri, fantasmi, divinità cinesi e belle ragazze dagli occhi verdi. Russell comunque trova anche il modo di interpretare ruoli drammatici come in Silkwood (1983) di Mike Nichols e commedie romantiche come Overboard (1987), uno dei film in cui ha recitato con Goldie Hawn, che nel frattempo è diventata la compagna della sua vita.

Inseparabili dall'ormai lontano 1983, Kurt e Goldie sono un’eccezione nelle spesso effimere relazioni fra celebrità. Non si sono mai sposati ma sono rimasti sempre insieme, sostenendosi a vicenda e crescendo una famiglia – allargata – che sembra più unita che mai. Dalla precedente unione con Bill Hudson, Goldie ha avuto due figli, Oliver e Kate. Attrice come la madre, Kate Hudson è particolarmente affezionata a Kurt Russell che considera a tutti gli effetti suo padre. Con un passato da giocatore di hockey, attore lo è poi anche Wyatt, figlio di Kurt e Goldie: lo vedremo prestissimo anche nella serie The Falcon and The Winter Soldier prodotta da Marvel Studios per Disney+.

Il fantascientifico Stargate, il western Tombstone e il thriller di Ron Howard Backdraft sono fra i titoli che risaltano di più nella carriera di Kurt Russell negli anni Novanta, preludio a un periodo di relativo appannamento. Ma ci penserà un appassionato cinefilo dai gusti pulp a riportarlo sotto i riflettori. Una personalità come quella di Quentin Tarantino non poteva infatti rimanere insensibile all’aura di eroe popolare che circonda Kurt Russell. E così lo vorrà prima protagonista di Death Proof (2007) nel ruolo di uno stuntman assassino, poi in quello del logorroico cacciatore di taglie dai baffoni spioventi John Ruth in The Hateful Eight (2015) e ancora in Once Upon a Time in Hollywood (2019). Nessuna sorpresa dunque che per un Kurt Russell tornato sui radar ci siano ruoli in fortunatissimi blockbuster come I guardiani della galassia Vol. 2 (2017) o un paio di capitoli del longevo franchise a tutta azione Fast & Furious. (2015, 2017). A ben guardare non poteva che andare così, visto che anche il nuovo millennio per lui era cominciato sotto il segno del suo nume tutelare, vestito come Elvis in 3000 Miles to Graceland (2001), piccola ma riuscita black comedy interpretata in coppia con Kevin Costner.

Membro di Wings of Hope, organizzazione umanitaria di aviatori (il volo è un’altra sua grande passione), libertariano e sostenitore del secondo emendamento della costituzione americana (sì, quello sul diritto di portare armi da fuoco), cacciatore. Amorevole e presente padre di famiglia, compagno fedele di una vita. Kurt Russell è tante cose. E prima di tutto è una stella hollywoodiana che, se non ha avuto tutti i riconoscimenti ufficiali che avrebbe meritato, di sicuro ha conquistato il cuore di un’intera generazione. Forse, come dice il suo Jack Burton, alla fine è solo questione di riflessi. Oppure di destino. O magari di Elvis.

Il cinema dei presidenti

Laser 22.10.2020, 09:00

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