Film-opera, opera-film, cinema-opera-teatro: molti tentativi sono stati fatti per definire i nuovi eventi che i teatri lirici cercano di offrire in tempo di pandemia.

“Un teatro che si scioglie in cinema, che cambia il suo stato fisico e diventa fluido, penetrando nelle pieghe della partitura, cogliendone ogni elemento drammaturgico” come lo definisce il regista Mario Martone.

Dopo Il barbiere di Siviglia rossiniano che ha inaugurato la stagione dell’Opera di Roma 2020/2021, Martone ritorna con Daniele Gatti a lavorare ad una Traviata immaginata come un film, non realizzata e poi filmata ma costruita appositamente pensando alle riprese.

Il teatro vuoto offre alla messa in scena spazi inattesi, dai foyer alle scale interne fino ai palchi e alla platea, essi prendono vita con un ritmo nuovo, serrato e nel contempo intimo e sottile.

Sarà questa una formula vincente per tenere vivo un settore martoriato da chiusure e misure sanitarie e uno stimolo per immaginare nuovi linguaggi ed avvicinare un pubblico rinnovato?

A parlarne, con Barbara Tartari e Giovanni Conti, saranno Susanna Franchi, musicologa, giornalista e direttrice de Il giornale della Musica e Nicola Cattò, musicologo e direttore della rivista Musica.