Letteratura

Sandro Beretta

Un ricordo dello scrittore operaio bleniese

  • 24 febbraio 2023, 00:00
  • 31 agosto 2023, 11:54
sandro beretta
Di: Mattia Cavadini

Sandro Beretta aveva tre anime: quella vallerana, quella impegnata e quella letteraria.

Nato a Leontica (in Valle di Blenio) il 24 febbraio del 1926 e morto a soli 34 anni, Beretta era legato indissolubilmente alla sua valle. Una cosa dovremmo conservare –scriveva in una missiva ad un’amica-: l’amore per i nostri paesi. Anche se domani tu sarai una donna importante ed io non farò mai niente di buono. Perché è una cosa che conta, un po’ come voler bene alla propria madre e sentirci perciò un po’ fratelli quando ci guardiamo negli occhi. Non è un caso, dunque, che la valle di Blenio costituisca non solo lo sfondo paesaggistico, ma la sostanza stessa dei racconti di Sandro Beretta. Animate dai ricordi d’infanzia, le storie (raccolte nel volume L'aria dal basso, Casagrande) narrano principalmente le vicende della comunità bleniese di inizio Novecento confrontata con la precarietà economica, con la fatica di sopravvivere. Una comunità dove gli uomini erano costretti ad emigrare, le donne a sgobbare la terra e dove i rapporti si limitavano allo stretto essenziale per la vita: il cibo, il lavoro, l’amore magari. Le storie di Sandro Beretta parlano della civiltà contadina, forte delle sue radici, imbevuta di un cristianesimo atavico e valoriale, ed allo stesso tempo minacciata dall’insorgenza della gramigna, dal declino culturale, dalla diaspora migratoria. Sono storie di miserie, di drammi, di tribolazioni e sentimenti primitivi legati ad un mondo ormai scomparso: i figli che partono e qualche volta muoiono, la gramigna che infesta i nuclei familiari, gli amori difficili, la fatica del lavoro con le bestie, la voglia di emigrare e il legame di commozione che trattiene a casa. Sono le storie di Melania che non vuole andare al funerale della figlia andata via per il mondo e dice: portatemi una branca di terra dove la mettono giù; di Agostina che contro il parere del marito decide di andare a trovare la figlia emigrata lontano; di Gesù che rinasce tutti gli anni quando torna a casa un emigrato; di Chiara nel campo dei morti che chiede il perché di tante ingiustizie, di tante secolari miserie.

È nato in casa nostra: Sandro Beretta

RSI Protagonisti 19.11.2011, 01:00

Ed eccoci catapultati nella seconda anima di Sandro Beretta: quella impegnata. A questo proposito va ricordato che Beretta, dopo l’apprendistato di sarto, fu costretto, come molti vallerani, ad emigrare dapprima a Zurigo e poi a Baden per trovare un lavoro. Oltralpe entrò in contatto con il mondo dell’emigrazione italiana in Svizzera, animata dai valori socialisti e comunisti. L’emigrazione italiana, la mia seconda scuola. Qui, nelle riunioni clandestine del COOPI in Militärstrasse 36, e nelle fabbriche di vestiti dove lavorava, Beretta sviluppò una coscienza politica riformista quando non rivoluzionaria, che lo portò ad affermare l’esigenza di una rivolta di classe: esistono ingiustizie contro le quali non vale rivoltarsi uno alla volta. Il contesto politico accarezza marginalmente le trame dei racconti di Beretta, che solo in rari casi abbandonano l’ambientazione di valle per avventurarsi nella cronaca della vita degli emigranti fra le strade e le fabbriche di Zurigo e di Baden. Eppure, sebbene assente dalla trama delle storie narrate, quest’anima impegnata aleggia su tutta la produzione letteraria di Beretta, così attenta alle sofferenze degli umili e degli ultimi, così pietosa nel descrivere le fatiche del vivere quotidiano, così allarmata di fronte alle secolari ingiustizie del mondo. È un sentimento di amara pietà quello che connota i racconti di Beretta, che si pone alla confluenza fra l’impegno sociale e la caritas cristiana.

Sandro Beretta, scrittore operaio

RSI Protagonisti 01.02.2017, 09:32

Veniamo infine all’ultima anima di Sandro Beretta, quella letteraria. Alla scrittura l’emigrante bleniese giunse da autodidatta. Con il solo attestato di commesso di terza classe, Beretta iniziò a scrivere nel pieno della sua formazione sociale e politica, quando svolgeva il lavoro di sarto nelle fabbriche d’Oltregottardo. I racconti vennero dapprima pubblicati sul settimanale Il lavoratore, poi raccolti sulla rivista Cenobio infine pubblicati da Casagrande. Nati con l’intento di soddisfare un bisogno intimo di solidarietà e pietà con la gente di valle, Beretta elabora delle trame estremamente concise. Ogni racconto è una istantanea insieme pudica e rivelatoria sulla malinconia, il malessere e la sofferenza che connotavano la vita di valle. La stringatezza del narrare conferisce ai racconti un valore quasi paradigmatico. Belli e nitidi, scritti con un lessico che cerca di essere il più aderente possibile al parlato, con alcuni calchi dialettali (senza accumulo) e molte reticenze (che meglio di ogni altra soluzione aderiscono all’essenzialità e alle zone di silenzio che connotano il linguaggio della gente contadina), i racconti di Sandro Beretta sono quanto di più umanamente vicino alla propria terra si possa creare.

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