Storia

Il feldmaresciallo e barone von Hotze

Un milite svizzero valoroso

  • 20 aprile 2023, 00:00
  • 5 settembre 2023, 14:57
Feldmaresciallo e barone von Hotze

Feldmaresciallo e barone von Hotze

  • Francesco Cerea
Di: Camozzi Elizabeth

Un generale di talento superiore alla media, un comandante determinato alla guida di truppe dal carattere forte e persino violento, un uomo poco adatto a ricevere ordini perché propenso all’azione indipendente piuttosto che, per l’appunto, alla sottomissione.

Si tratta di Friedrich von Hotze (al secolo Johann Konrad Hotz) nato il 20 aprile 1739 a Richterswil, nel Cantone di Zurigo, quale secondogenito di Johannes, medico e chirurgo al servizio del langravio -il conte sovrano- dello Stato tedesco dell’Assia e di Juditha Gessner, figlia di un borghese zurighese.

La famiglia
La famiglia Hotz fu un casato agiato di Richterswil, che tuttavia non venne mai ascritta in nessuna corporazione della città-stato di Zurigo, mentre un ramo della famiglia (rimasto cattolico) fu costretto ad emigrare nel vicino cantone di Zugo, dove entrò a far parte del ceto dirigente di Ägeri e di Baar. Sempre dal ramo notabile rurale di Richterswil, ebbe i natali anche Susanna Hotz, madre del celebre Johann Heinrich Pestalozzi, educatore dei poveri, romanziere, pubblicista e pedagogista di fama mondiale, anche cittadino onorario della Repubblica francese. Il fratello maggiore del feldmaresciallo, fu invece il dottore Johannes Hotz, amico intimo del famoso scrittore religioso svizzero Johann Caspar Lavater, teologo e filosofo.

Studi e carriera militare
Dopo aver frequentato la facoltà di teologia presso il Collegio Carolinum di Zurigo nel 1754, gli studi del futuro feldmaresciallo proseguirono all'Università di Tubinga, nella Germania sud-occidentale.
Si arruolò nell'esercito del Württemberg, nel quale diventò dapprima vessillifero, poi tenente e infine capitano, grado col quale nel 1765 tentò di entrare al servizio della Prussia, senza successo. Fece quindi parte dell'esercito russo dal 1768 al 1776, distinguendosi in diversi scontri e salendo fino al grado di capitano di cavalleria, grazie al quale fu assegnato alla divisione del principe Rumanzoff, impegnata in pesanti combattimenti contro gli ottomani in Valacchia. Qui, Hotze prese parte ad un attacco (senza successo) delle truppe russe sull’odierna Romania, nel quale rimase ferito. Dopo la sua guarigione, prestò poi servizio sotto il celebre feldmaresciallo russo Alexander Vasilyevich Suvorov (1729-1800), che lo rispettò per il suo coraggio, promuovendolo al grado di maggiore.


Dopo la conclusione del Trattato di Küchuk Kainardschi nel 1776 che pose fine alla guerra della Russia con l'Impero Ottomano, Hotze tornò nella sua nativa Svizzera facendo però prima tappa a Vienna, dove secondo alcuni, si sarebbe presentato davanti all'imperatore Giuseppe II, ricevendo l'assicurazione di una posizione di rilievo nell'esercito imperiale austriaco. Quando l'imperatore Giuseppe II attraversò Hüningen sull'Alto Reno nel 1777, Hotze si presentò nuovamente all'imperatore, che tenne fede alle sue promesse promuovendolo prima a tenente colonnello, poi a colonnello nel reggimento di corazzieri Hohenzollern, a maggiore generale e, infine, a tenente feldmaresciallo nel 1796. In effetti, Hotze si dimostrò un generale prudente e coraggioso e, nonostante fosse impensabile che nell'esercito imperiale austriaco un uomo non appartenente all’alta nobiltà potesse avere un così importante grado militare, Hotze venne comunque promosso dallo stesso imperatore Francesco II. Nel 1798 si congedò dall'esercito austriaco per prendere parte in Svizzera alla lotta contro i Francesi nell’ambito della seconda guerra di Coalizione.

Già prima del suo arrivo a Zurigo erano scoppiati disordini importanti e Hotze fu chiamato a prendere il comando delle truppe svizzere che combattevano contro l'invasione delle forze rivoluzionarie francesi; al suo arrivo, però, l’esercito bernese era già stato sconfitto e, nel marzo del 1798, Berna capitolò. A Vienna gli fu assicurato nuovamente l’impiego, così Hotze ripartì riprendendo il grado di tenente feldmaresciallo e comandando da Feldkirch -sede del suo quartiere generale- dove le truppe austriache nel Vorarlberg si preparavano ad affrontare i Francesi del generale André Masséna; fu questo il motivo per il quale Hotze venne poi privato della cittadinanza elvetica. Ciò non gli impedì comunque di entrare in contatto con il governo svizzero per promuovere le rivolte popolari locali e lo fece attraverso la mediazione dello storico di Sciaffusa Johannes von Müller, che lavorò come consigliere privato presso il ministero degli Affari esteri austriaco sotto il barone von Thugut. Sempre in questo periodo, il feldmaresciallo entrò in contatto con diverse personalità grigionesi, un contatto e una conoscenza che lo resero il perfetto inviato dalla corte imperiale di Vienna in questo teatro di guerra, alla ripresa, appunto, delle ostilità nel marzo 1799, quando fu incaricato del comando supremo delle truppe austriache nel Vorarlberg e nei Grigioni (23 battaglioni e 7 squadroni, per un totale di 23.300 uomini). Dimostrò quindi il suo valore nelle battaglie contro la Francia, difendendo Feldkirch (il 7 marzo e 22-23 marzo del 1799) e riconquistando la fortificazione di Luziensteig (il 14 maggio 1799). Passò poi all'offensiva insieme all'arciduca Carlo d'Austria contro il generale francese André Masséna e lo sconfisse vicino a Winterthur il 27 maggio 1799; infine, nella prima battaglia di Zurigo il 4 giugno 1799, il feldmaresciallo-tenente Freiherr von Hotze, sempre sotto l'arciduca Carlo, comandò l'intera ala sinistra composta da 20 battaglioni e 27 squadroni, per un totale di 19.000 uomini, costringendo le truppe francesi a ritirarsi. Tuttavia, dopo la sconfitta nella seconda battaglia di Zurigo, le truppe della seconda coalizione furono costrette ad indietreggiare verso est ed è in questo momento che il suo destino lo raggiunse: pochi mesi dopo, nella seconda battaglia di Zurigo e precisamente il 25 settembre 1799, Hotze e il suo capo di stato maggiore (il colonnello conte von Plunkett) furono uccisi da una palla di moschetto francese durante un giro di ricognizione vicino a Schänis an der Linth. La morte di Hotze e la confusione nel comando austriaco (il comando supremo del corpo passò ora al feldmaresciallo-tenente Petrasch) contribuirono notevolmente a far sì che la divisione francese potesse avanzare senza ostacoli attraverso la Linth e spazzare via completamente il Corpo ausiliario austriaco. Dopo la battaglia, Hotze fu portato nella chiesa di Schänis, dove fu sepolto.

Post mortem, per i servizi resi all'Austria, fu insignito della croce di cavaliere, della croce di commendatore dell'ordine di Maria Teresa e, quasi un secolo più tardi, nel 1851, in suo onore fu eretto un monumento nel cimitero austriaco di Bregenz, mentre una lapide commemorativa fu posta a Schänis, dove appunto giace.

Cippo funerario Hotze

Cippo funerario eretto dove cadde Hotze presso la cappella di S. Sebastiano sul tratto di strada Schänis-Weesen.

  • Elvezia, amara terra mia. Calò, Emidio

“Il barone Hotze cadde su quel prato erboso con la faccia rivolta al nemico e lo sguardo ancora non spento verso la sua Richterswil che, 60 anni prima, gli aveva dato i natali; verso quella Zurigo che, faziosa e incostante, circa sei mesi prima lo aveva privato della cittadinanza elvetica perché «indegno di questo nome». Ironia della sorte!”

Scrisse così Emidio Calò, nel suo articolo Elvezia, amara terra mia, uscito nel 1992 sulla Rivista militare della Svizzera italiana.

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