(©ARTE France - Zadig Productions - 2022)

Sua maestà il muschio

Non ha radici, né semi, né fiori, eppure il muschio - o meglio i muschi, poiché ne esistono ben 25'000 specie diverse - possiede enormi capacità di sopravvivenza. Una caratteristica che può essere utile anche al genere umano.

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Non ha radici, né semi, né fiori, eppure il muschio - ma sarebbe meglio dire i muschi, poiché ne esistono ben 25'000 specie diverse - possiede enormi capacità di sopravvivenza, grazie alla sospensione per lunghi periodi della propria attività biologica (una sorta di "letargo spinto prolungato"). Oggi i ricercatori stanno studiando l'eccezionale resistenza di questi organismi arcaici. Gli ecologisti britannici hanno persino resuscitato un muschio "zombie" rimasto intrappolato nel permafrost per 1'500 anni.

Spesso associati all'idea di decadenza e poco graditi in Europa, in Giappone i muschi sono invece trattati come semidei e chiamati con nomi poetici: ramo lucido, barba del nonno, coda di donnola, e così via. Le briofite - questo il nome scientifico dei muschi - ospitano veri e propri ecosistemi, e sono in grado di crescere in paesaggi estremamente inospitali.

In Islanda, per esempio, questi pionieri della vita prosperano sui campi di lava, fertilizzando il terreno a beneficio di fiori e arbusti, e i glaciologi stanno studiando la mobilità di alcune particolari specie: ebbene sì, ci sono muschi che sui ghiacciai si spostano di due centimetri al giorno!

In Francia, i biologi sperano di utilizzarli per produrre un erbicida naturale, potenziale sostituto del glifosato. E da qualche anno rivestono un ruolo di primo piano negli studi sulle conseguenze del disastro di Fukushima: i muschi permettono infatti di mappare la contaminazione radioattiva con più precisione di un contatore Geiger.