La correzione del fiume Ticino, intrapresa sul Piano di Magadino a partire dal 1888, ha imbrigliato le acque in maniera molto drastica, ostacolando la dinamica naturale e la biodiversità della zona alluviale. L’opera ha portato, a lungo termine, anche allo sviluppo di fenomeni d’erosione degli argini, obbligando il Consorzio Correzione fiume Ticino a onerosi interventi di messa in sicurezza, secondo i moderni parametri idrologici. D’altra parte però, la mastodontica opera, realizzata seguendo le nozioni più avanzate della scienza idrogeologica dell’epoca, permise di sconfiggere la malaria, che imperversava sulla regione, trasformando la palude del Piano di Magadino nel granaio del cantone. Oggi, in un contesto paesaggistico completamente mutato, per attenuare gli inconvenienti sorti dalla correzione, si pensa a un nuovo intervento drastico sul fiume Ticino, da Bellinzona al Lago Maggiore. La foce del Ticino, recentemente rinaturata, s’inserisce in questo nuovo approccio di controllo delle acque e di mantenimento della sicurezza idrologica con maggior riguardo degli equilibri naturali.