Nessuno ha ancora capito quale dei grandi
eventi sportivi inizialmente previsti per l’estate 2020 potrà
effettivamente avere luogo, anche solo in forma ridotta. Paganini
ha quindi deciso di anticipare tutti sul tempo articolando un'intera trasmissione, quella del 7 giugno prossimo, attorno al tema
dello sport.
L’attività sportiva non è in realtà quasi mai stata un
argomento fertile per la creazione artistica, e soprattutto non lo
è stata per le arti performative classiche, musica o danza che sia.
Prima del ‘900 praticamente non ve n’è traccia, e anche uno dei
primi casi novecenteschi – il balletto Jeux scritto da Claude
Debussy nel 1913 – riflette piuttosto i desideri del committente
(il celebre Sergej Djagilev, impresario dei Balletti Russi) che non
le volontà del compositore. Fu infatti il lauto compenso a
convincere Debussy verso una storia che muove da una partita di
tennis – con una pallina che scivola lontano… – per sfociare in una
storia d’amore. Paganini propone Jeux in una versione concertistica
con Pierre Boulez alla testa della New Philharmonia Orchestra.
Quanto più ci si avvicina al contemporaneo tanto più lo sport
assume valenze socioculturali, e la creazione artistica non è certo
rimasta a guardare, integrando temi, situazioni e movenze dalle più
svariate discipline atletiche. Così è successo nella recente – e
pure spassosissima – coreografia Discofoot, ideata da Petter
Jacobsson e Thomas Caley per il Ballet de Lorraine. All’inizio
sembra una normale partita di calcetto, ma poi lo sgambettare dei
giocatori comincia a coordinarsi con la musica del dj, e l’intera
partita si trasfigura in un’incontenibile coreografia.
Nel
passaggio dal nobile gesto del tennis all’agguerrito agonismo del
calcio c’è un evidente crescendo di coefficiente fisico: per
rimanere coerente a questo climax Paganini non può che concludere
aprendosi alla disciplina combattiva per antonomasia, la boxe.
Nella coreografia Boxe Boxe Brasil l’essenza del pugilato viene
però distillata in un percorso poetico e musicale dal sapore
carioca. Il coreografo Mourad Merzouki si affianca al Quatuor
Debussy per tratteggiare un raffinato quadro che attraversa pagine
musicali di Villa-Lobos, Jobim, Piazzolla e Dvořák.