Paganini
domenica 23/01/22 10:30

Paganini

LA 1, domenica 23 gennaio, ore 10:30

Partendo dall'assunto per cui nessuno metterebbe in dubbio la centralità del pianoforte nel pensiero, nella storia e nella pratica della musica occidentale Paganini sceglie di dedicare la propria puntata - di domenica 23 gennaio, dalle 10.30 su RSI LA1 - a una sorta di punto della situazione per quel che riguarda il pianoforte nel terzo millennio. Il punto di partenza è inevitabilmente quello classico, sia nella pratica sia nella percezione del pubblico. Il pianoforte percepito come depositario per antonomasia della tradizione compositiva europea, quindi, ed esemplari in questo senso - per quanto diverse - sono due pagine cameristiche registrate nella prima edizione del Progetto Martha Argerich di Lugano, nel 2002: la Suite per due pianoforti n. 1 di Anton Arenskij (con Mauricio Vallina e Polina Leschenko) e la Sonata in sol minore per violino e pianoforte di Claude Debussy (con Dora Schwarzberg e Alexander Rabinovich). Nel corso del Novecento, però, pur rimanendo nell'ambito della musica classica il pianoforte ha saputo progressivamente colorarsi anche di tonalità etniche e popolari, in modi più o meno espliciti. Ma quelle che nel secolo scorso spesso apparivano come stranezze esotiche, oggi non sono più percepite come tali. E i programmi pianistici - di recital o da camera - sempre più spesso comprendono pagine di Astor Piazzolla o Alberto Ginastera, addirittura di jazzisti puri come Richard Galliano, senza che questo generi spaesamento nel pubblico. Molti programmi del Progetto Martha Argerich - svoltosi a Lugano tra il 2002 e il 2017 - sono stati esemplari e pionieristici da questo punto di vista. Anche complice la provenienza sudamericana di diversi tra gli interpreti invitati: Eduardo Delgado, Eduardo Hubert e l'Ensemble Soledad di Alexander Gurning. Oltre alla classica, un altro ambito musicale che il Novecento ha consacrato come elettivo per lo strumento-pianoforte è quello jazzistico. Con una stratificazione stilistica e poetica, con una quantità e qualità sia di scuole sia di idoli (da Thelonious Monk fino a Keith Jarrett) che non pone certo il jazz su un piano inferiore rispetto alla classica. Nella strutturazione di un proprio repertorio il jazz si è da sempre appropriato di melodie di ogni provenienza - i famosi "standard" - ma soltanto nel nuovo secolo si è affermata una linea quasi monografica di approccio e rielaborazione del pop/rock. Concerti - spesso in pianoforte solo - in cui il musicista si concentra sulle melodie di un'unica provenienza autoriale, da De André ai Radiohead. Tra gli iniziatori di questa tendenza Brad Mehldau, l'acclamato pianista americano che nel 2020 ha proposto a Parigi un recital tutto dedicato ai Beatles. - Anton Arenskij - Suite per due pianoforti - La Sonata in sol minore per violino e pianoforte di Debussy - Piazzolla, Ginastera, Galliano e Stravinskij - Brad Mehldau Plays The Beatles

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