Sono i nuovi spalloni nell’era digitale: in gergo li chiamano «Money mules» ovvero persone adescate su internet e costrette a riciclare denaro per bande di hacker e la criminalità organizzata. È così che è iniziato l’incubo di Katia Ronchi, un’impiegata di commercio del luganese alla ricerca di un lavoro. La donna ha risposta ad un’offerta di lavoro, apparentemente seria, pubblicata addirittura sul sito della Segreteria di Stato dell’Economia e già pochi giorni dopo l’assunzione ha ritrovato sul suo conto una grossa somma di denaro, da prelevare cash e spedire a Mosca in una busta. Falò ha seguito il flusso del denaro fino in Russia, il paradiso degli hacker.
Ospite in studio Alessandro Trivilini, esperto di informatica forense della SUPSI.