I medici di famiglia lanciano un allarme: sono sempre più anziani e il ricambio generazionale è sempre più difficile, soprattutto nelle zone periferiche. In Ticino un camice bianco su cinque è in età di pensione: tra pochi anni la situazione sarà esplosiva. Tra le ragioni di questa penuria, il fatto che i giovani si orientino maggiormente verso la medicina specialistica, molto più remunerativa.
Aprire un proprio studio o rilevarne uno ha invece alti costi iniziali e responsabilità che sempre in meno vogliono, anche perché la tendenza è lavorare a tempo parziale, soprattutto tra le donne. Eppure, i medici di famiglia sono il pilastro del nostro sistema sanitario e con il propagarsi della pandemia la loro presenza si è confermata fondamentale. Intanto, mentre la classica medicina di territorio perde terreno, avanzano i cosiddetti “centri medici”. Si tratta di poliambulatori privati che riuniscono sotto un’unica gestione amministrativa medici di base e specialisti. Un ampliamento dell’offerta sanitaria, con relativi pregi e difetti. Le telecamere di Falò sono entrate negli studi medici - prima e dopo la pandemia - per registrare le difficoltà e le speranze di una categoria sotto pressione. Allo studio ci sono misure per rinfoltire le fila, ma i diretti interessati sembrano molto disillusi. Quale sarà allora il futuro della medicina di territorio?
Ospite in studio il dottor Christian Garzoni, direttore sanitario della Clinica Luganese Moncucco.
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