Lo spazio pubblico è di tutti e quindi quando ci si mette mano, ognuno vuol dire la sua. La politica, le associazioni, i confinanti, la cittadinanza. Ma mettere tutti d’accordo non è facile e la conseguenza è che spesso i progetti non avanzano. Prendete il caso della foce del Cassarate a Lugano; l’idea venne contestata, ci fu un referendum (accolto di strettissima misura) mentre oggi quel luogo è diventato un forte polo di aggregazione, che nessuno oserebbe più mettere in discussione. Destini analoghi hanno vissuto altri proponimenti, come quelli elaborati per tre piazze ticinesi, da Mendrisio a Locarno a Bellinzona. Progetti osteggiati, situazioni provvisorie durate decenni e sogni rimasti nei cassetti tra visioni politiche limitate, popolazione agguerrita e difficoltà finanziarie. E tra gli spazi pubblici ce n’è uno di recente creazione, che spesso fa discutere: la rotatoria, o rotonda, come viene chiamata in Ticino. In origine era semplicemente un’infrastruttura funzionale (volta a fluidificare il traffico) ma con il tempo ha assunto anche un’altra funzione: è diventata una sorta di cartello da visita, di porta di ingresso dei comuni che fanno a gara a chi sfoggia l’arredo più curato od originale.
Ospite in studio Ludovica Molo, Presidente Federazione architetti svizzeri.