
Inverno senza recessione per la Svizzera
L’intervista con Jan-Egbert Sturm, direttore del Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo KOF
Inverno senza recessione per la Svizzera
L’intervista con Jan-Egbert Sturm, direttore del Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo KOF
Sulla crescita dell’inflazione in Svizzera e le sue implicazioni per l’economia abbiamo sentito Jan Egbert-Sturm, il direttore Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo. Secondo le previsioni del KOF la Svizzera riuscirà ad evitare una recessione, anche se le incertezze non mancano. Il conflitto in Ucraina che ha fatto salire il prezzo dell’energia e altri problemi pesano sulla congiuntura, ma negli ultimi mesi ci si è preparati per questa situazione e si dovrebbe poter evitare il peggio.
L'intervista integrale
L'indice dei prezzi al consumo ci dà un più 3.3 percento d'inflazione, lei lo sente personalmente?
Si, me ne accorgo anch'io. Quando faccio il pieno, alla pompa di benzina lo vedo chiaramente, così come nel portafoglio.
3.3 percento d'inflazione è un vero problema, o è più un problema il fatto che a seconda di chi stiamo parlando è colpito in modo diverso?
Storicamente è un livello decisamente più alto di quello a cui siamo abituati. Per ritrovare simili tassi bisogna tornare agli anni 90. E ci sono effetti reali, specialmente riguardo alla redistribuzione, con certe persone più colpite di altre.
In Svizzera c'è chi ci guadagna da questa inflazione?
Si, a livello di redistribuzione spesso non ci sono solo perdenti. Approfitta soprattutto chi si è indebitato prima di quest'ondata inflazionistica e che improvvisamente si rende conto di pagare interessi relativamente bassi.
È poco probabile che tutti riceveranno un compenso di questa inflazione a livello di salario. Cosa vuol dire questo dal punto di vista degli aspetti sociali in Svizzera?
In generale sono problemi di breve termine che toccano principalmente le fasce di reddito più basse. Se i prezzi salgono improvvisamente, senza che i salari si adeguino queste persone possono trovarsi in difficoltà. A medio e lungo termine però i tassi d'inflazione vengono compensati relativamente bene dall'evoluzione di salari e stipendi.
In Svizzera non vedremo allora i gilet gialli scendere in strada a protestare?
La Svizzera è un paese che crede molto nel consenso e dove si cerca davvero di coinvolgere le parti, scegliendo un buon compromesso che alla fine possa soddisfare tutti.
Una buona parte di questa inflazione è riconducibile al prezzo dell'energia, ci sono delle misure mirate che si possono applicare in questo caso, come ad esempio dei limiti ai prezzi?
In Svizzera in realtà abbiamo già un freno ai prezzi dell'elettricità. In generale le tariffe elettriche per le economie domestiche sono fissate per un anno intero. Solo da gennaio vedremo una significativa pressione sui prezzi. Insomma, fino ad allora per le economie domestiche abbiamo già una specie di prezzo controllato.
In paesi come la Gran Bretagna o la Germania si parla di recessioni, anche pesanti, in arrivo. Cosa dire della Svizzera?
Anche per noi sarà un inverno più difficile di quanto vorremmo, con i problemi energetici e gli effetti dell'inflazione. In svizzera tendiamo però a prevedere solo una fase di stagnazione. In inverno dovremmo quindi riuscire a schivare una vera e propria recessione.
Se pensiamo a tutte le incertezze che stiamo affrontando, quanto è solida questa previsione che eviteremo una recessione?
Soprattutto in tempi come questi è ovviamente più difficile prevedere il futuro. Non sappiamo quali saranno gli sviluppi del conflitto in Ucraina, ignoriamo quanto sarà duro l'inverno e quanto saranno difficili i rifornimenti di gas. Tutti aspetti difficili da pronosticare. Va però anche detto che già da un po' ci stiamo preparando a questo inverno diverso dal solito. Preparazione che dovrebbe avere un effetto preventivo e permetterci così di evitare il peggio.
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Nella storia abbiamo già avuto situazioni simili o siamo in una situazione inedita?
Noi addetti alle previsioni dobbiamo sempre guardare al passato, cercare situazioni simili che ci forniscono dati comparativi. Tuttavia, ogni crisi è diversa. Pensiamo alla costellazione presente: guerra in Ucraina, prezzi dell'energia e del gas ai massimi storici, incertezze politiche, come ad esempio ora nel Regno Unito. Tutte sfaccettature che non avevamo mai visto tutte assieme prima d'ora. Così diventa molto più difficile fare delle previsioni.
La Svizzera basa il suo successo sulle grandi multinazionali ma pure sulle piccole e medie imprese attive a livello internazionale, questo perché l'economia Svizzera è molto aperta. Resterà così o ci sarà un cambiamento strutturale?
Il cambiamento strutturale non si ferma mai. La domanda è piuttosto a quale velocità avverrà questo cambiamento strutturale, perché l'economia non si ferma. Emergono sempre nuovi tipi di imprese mentre altre arrivano al punto da dire "ok, adesso basta", quindi questi processi sono costanti. Ora non è diverso. In realtà la grande domanda per la Svizzera è quanto rimarrà aperto il mondo che ci circonda. Per un'economia piccola e aperta come la nostra è estremamente importante poter accedere ai mercati esteri.
A lungo ci si è lamentati di un euro troppo debole e anche negli ultimi mesi la moneta unica europea si è indebolita. Eppure, dall'economia svizzera non sentiamo le lamentele degli ultimi anni, cosa sta succedendo?
La situazione è diversa rispetto al 2015 quando c'era stato un forte apprezzamento del tasso di cambio del franco sull'euro. Allora l'andamento dei prezzi all'estero e in Svizzera è stato in qualche modo paragonabile. Ora ci troviamo in una situazione in cui il tasso di inflazione in Germania, per fare un esempio, è significativamente più alto che quello svizzero. L'apprezzamento che stiamo vivendo ora non è altro che una certa compensazione per questo. Dal punto di vista delle aziende elvetiche si scopre che il tasso di cambio rende ora un po' più costoso esportare. Allo stesso tempo ci si rende conto che le aziende tedesche a causa dell'inflazione stanno subendo un aumento dei costi ancora maggiore. Detto altrimenti, attualmente la competitività delle aziende svizzere non è a rischio.
Si è sempre detto che un franco che si rafforza obbliga le imprese elvetiche a innovare e rinnovarsi in permanenza. Questo oggi vale ancora di più?
No al momento ci troviamo in una situazione diversa. La rivalutazione reale a cui fa riferimento è effettivamente una sorta di programma di fitness. Dobbiamo continuamente cambiare e innovare per essere competitivi. Adesso invece, con i concorrenti tedeschi che si accorgono che i loro prezzi stanno crescendo molto di più che in Svizzera, noi stiamo guadagnando competitività. Quindi al momento, la competitività non è un vero problema dal punto di vista svizzero, e non è necessariamente un motivo per essere più innovativi di quanto saremmo altrimenti.
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C'è al momento il pericolo di pensare solo ai problemi di breve termine e di trascurare quelli a lungo termine, pensiamo solo al cambiamento climatico?
Entrambe le cose in realtà. Vediamo dei colli di bottiglia nel rifornimento di energia e c'è una reazione positiva perché a lungo termine si vuole avere abbastanza energia solare, eolica o da altre fonti rinnovabili. Naturalmente a breve termine la necessità ci spinge a tornare a puntare sul carbone, sul nucleare e così via in una misura che avremmo preferito evitare. Da una parte c'è un’accelerazione verso un mondo con meno combustibili fossili, a breve termine invece non potremo probabilmente farne a meno.
Abbiamo cominciato con l'inflazione, chiudiamo con l'inflazione. Quale livello dell'indice dei prezzi al consumo possiamo aspettarci per il prossimo anno?
Nei prossimi mesi il livello dell'inflazione rimarrà relativamente alto. Sul tre - tre e mezzo percento. Il prossimo anno poi a partire dalla primavera, o già dalla fine dell'inverno, vedremo un calo. Il tasso d'inflazione scenderà sotto il due percento a un livello accettabile anche per la BNS. Ma stiamo già parlando del secondo semestre, per ora dobbiamo superare questo difficile periodo.