Il Papa non ha la bacchetta magica. E di fronte al primo ministro israeliano Netanyahu che gli elenca i motivi per i quali c'è bisogno del muro di separazione tra Palestina e Israele, non può fare altro che annuire. Benvenuti in Medioriente, dove il passato di confronti violenti non passa mai. Eppure qualche seme è caduto su questo terreno. Certamente nell'animo di quei sei sopravvissuti all'Olocausto invitati allo Yad Vashem, il luogo in cui si ricorda - sono parole di Bergoglio - quell'abisso senza fine. Siamo abituati a vedere la gente che si inchina davanti al Papa e gli bacia la mano. A Gerusalemme è avvenuto il contrario, Francesco si è inchinato, ha preso la loro mano e gliel'ha baciata. Più tardi, intervistati, hanno parlato dell'emozione di quel gesto.
Da una parte la pace impossibile fino a che tutti non rispettino un codice di condotta che in Medioriente pochi sono disposti a fare proprio. Dall'altra la costatazione che siamo tutti uomini e donne con una storia da accogliere. Dipende da ognuno di noi, prima ancora che dai grandi sistemi. In questi tre giorni è stato chiaro quale sia la scelta di Francesco.
Da Gerusalemme
Bruno Boccaletti