Dossier

Occhi puntati sulla Grecia

Elezioni politiche al via; confronto tra Syriza e Nea Dimokratia, ovvero euroscettici contro euroconvinti

  • 24 gennaio 2015, 11:06
  • 7 giugno 2023, 03:58
Europa "sì", Europa "no"

Europa "sì", Europa "no"

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Domenica è il giorno della verità per il popolo greco, chiamato alle urne per le elezioni politiche. Un appuntamento che, di fatto, viene vissuto da più parti come un vero e proprio referendum sulla fiducia nell’euro e nell’Europa.

Due i principali fronti che hanno infiammato la campagna elettorale: quello di Antonis Samaras, di Nea Dimokratia di centro-destra conservatore e quello di Alexis Tsipras di Syriza, di sinistra-radicale euroscettico, che tutti i sondaggi danno in vantaggio con oltre il 32% di preferenze. L’esito del voto permetterà di capire se, in caso di vittoria della sinistra, i propositi euroscettici di Syriza troveranno terreno fertile anche nelle molto probabili alleanze di Governo post voto.

Se lo spettro dell’uscita della Grecia dall’euro appare improbabile, a preoccupare le piazze finanziarie di mezzo mondo è soprattutto l’annunciata volontà di Syiriza di “rinegoziare il debito” contratto con gli altri paesi, ciò che causerebbe il mancato rimborso di parte dei fondi ottenuti dalla Troika (Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale). Un mancato rimborso che potrebbe mettere in difficoltà le già fragili economie di non pochi Stati e che, di fatto, solleva lo spettro di una nuova crisi. Non solo, qualora dovesse prevalere l’euroscetticismo ellenico, l’onda di questo sentimento potrebbe propagarsi ulteriormente in tutto il Vecchio Continente, dove non mancano le voci critiche soprattutto nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Il sistema elettorale in breve

Il sistema elettorale è proporzionale e il Parlamento ha una Camera sola, composta da 300 membri: è previsto un premio di maggioranza e una soglia di sbarramento fissata al 3%. Al partito che raccoglie più voti viene assegnato un premio di maggioranza di 50 seggi, grazie al quale è possibile ottenere la maggioranza assoluta (151 seggi su 300) con circa il 40,5% dei voti. Questo significa che avere la maggioranza relativa non è sufficiente per governare: il partito che dovesse vincere senza ottenere almeno il 40% dei consensi sarebbe costretto a stringere delle alleanze.

Bin

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