Economia e Finanza

Gli accordi Rubik non incantano Parigi

Aspre critiche da una commissione in visita a Berna

  • 22 giugno 2012, 17:54
  • 6 giugno 2023, 11:12
(iStock)

Alla Francia gli accordi “Rubik” non piacciono. Lo hanno detto chiaro e tondo alcuni senatori francesi, membri di una commissione che indaga sull'evasione di capitali.

“Questi trattati bilaterali che garantiscono l'anonimato incitano gli evasori fiscali
a persistere”, hanno affermato in una conferenza stampa, dopo essere stati ricevuti ieri a Berna dalla Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI), diretta da Michael Ambühl.

“Una soluzione per le banche”

Gli accordi firmati dalla Svizzera con Germania, Regno Unito e Austria “sono una buona soluzione per i banchieri la cui priorità è di non perdere il cliente”, ha dichiarato Eric Bocquet, senatore comunista e relatore della commissione d'inchiesta. A suo avviso gli accordi equivalgono a un'amnistia fiscale.

“Nonostante l’entusiastica presentazione del signor Ambühl, non siamo convinti da Rubik” ha continuato Bocquet, “perché un passo in questo senso tenderebbe a fragilizzare i progressi multilaterali che privilegiamo in seno all'UE”.

Un "monologo cordiale"

Pronta le reazione della SFI, che ritiene gli accordi “molto più adatti dell'inefficiente scambio automatico delle informazioni per frenare l'evasione fiscale", nonchè atti a proteggere la sfera privata e la fiscalità degli altri Stati. Spiegazione che non ha convinto Bocquet, secondo il quale l’incontro non è stato che un “monologo cordiale”.

Una perdita di 40 milioni di euro all'anno

La Francia, che con un bilancio di 266 miliardi di euro, perde ogni anno dai 40 a 50 miliardi a causa dell'evasione fiscale, ha rinunciato in novembre a concludere a sua volta un accordo "Rubik". Entro metà luglio la commissione dovrà presentare un rapporto a Parigi. Secondo il senatore socialista Jaques Chiron, le proposte che essa farà sono difficilmente conciliabili con la posizione della Svizzera.

La Svizzera ha nel frattempo constatato la presa di posizione dei ministri delle finanze dei Ventisette riuniti a Bruxelles, che danno tempo alla Svizzera fino a fine anno per compiere significativi progressi nell'ambito dei negoziati sull'imposizione delle imprese.

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