Mondo

Chi sta con Atene e chi no

Destra e sinistra alleate nel difendere le scelte di Tsipras, fustigato invece da liberali e popolari

  • 8 luglio 2015, 14:57
  • 7 giugno 2023, 10:32
Strasburgo, provincia di Atene

Strasburgo, provincia di Atene

  • keystone

"E’ una corsa contro il tempo per ricostruire la fiducia: la scadenza arriva questa settimana". Così, mercoledì, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha aperto la seduta plenaria del Parlamento europeo consacrata alla crisi greca. "Crisi –ha detto il polacco- dalla quale abbiamo la responsabilità di uscire".

E’ seguito il discorso di Alexis Tsipras, che la sinistra ha assai apprezzato. "Guardate cosa è successo in Germania dopo la Seconda Guerra mondiale: non ha mai pagato i debiti", ha fatto notare la deputata tedesca Gabriele Zimmer, presidente del gruppo nel Legislativo comunitario.

Il premier greco ha ottenuto la solidarietà anche della destra che si oppone alle ingerenze di Bruxelles. Il britannico Nigel Farage ha parlato di nuovo muro di Berlino che divide nord e sud del continente e che si chiama euro; in questi anni di austerità niente ha funzionato e sarebbe assurdo continuare su questa rotta, ha specificato. Secondo lui, oramai, ci sono differenze culturali incolmabili che determineranno la morte del progetto unitario. Si sono accodati, tra gli altri, la francese Marine Le Pen ("l’euro e l’austerità sono fratelli siamesi"), la quale ha invitato Atene a tornare a una propria moneta, e l’italiano Matteo Salvini, che ha lodato il premier e il suo popolo per avere avuto il coraggio di uscire "da questa gabbia, dove c’è gente a cui fa schifo la democrazia".

Più tiepida la reazione dei socialisti, a nome dei quali ha preso la parola anche un altro italiano, Gianni Pittella. Questi ha sottolineato che, comunque, "l’Europa senza Grecia non esiste". “Il voto del referendum "è una speranza verso il cambiamento", ma mancano le proposte concrete per realizzarlo, ha da parte sua osservato la tedesca Rebecca Harms, che fa parte del direttorio dei Verdi.

Decisamente meno tolleranti e comprensivi si sono mostrati i liberali. Per il belga Guy Verhofstadt "stiamo andando avanti come sonnambuli" verso l’uscita del paese ellenico dall’area della moneta unica "e a pagare il conto, purtroppo, saranno proprio i cittadini greci". Ha affondato il colpo il popolare Manfred Weber, vicino alla cancelliera Angela Merkel, che ha accusato Tsipras d’"aver distrutto la fiducia in Europa con il referendum; lei ha un bilancio catastrofico e non rappresenta la speranza", ha concluso, non prima d’aver ricordato che ora anche gli slovacchi vogliono organizzare una consultazione perché "ne hanno abbastanza di pagare per voi".

AFP/ANSA/dg

RG delle 12.30 dell'8 luglio 2015; la corrispondenza di Tomas Miglierina

Dal TG12.30:

Ti potrebbe interessare