I rappresentanti di 23 paesi dell'Unione Europea hanno notificato, lunedì a Bruxelles, la loro intenzione d'impegnarsi nel progetto di cooperazione militare che, a lungo andare, potrebbe dare vita a una difesa comune, un piano bocciato 60 anni fa. Intanto ne beneficerà la reattività.
A convincere chi ha firmato che i tempi sono cambiati anche per un settore che i più, gelosamente, consideravano d'esclusiva competenza nazionale, è verosimilmente stato il succedersi delle crisi dal 2014, dall'annessione della Crimea da parte russa fino alle ondate di rifugiati, non escludendo poi nemmeno il cambio di visioni alla Casa Bianca e l'uscita di scena della Gran Bretagna.
Nessuno -è la tesi prevalente- si prenderà altrimenti la briga di risolvere i problemi di sicurezza dei Ventisette. Non hanno aderito, al momento, Danimarca, Irlanda, Malta e Portogallo.
AFP/dg