La Commissione nazionale dell'informatica e delle libertà francese aveva sanzionato Google con una multa di 100'000 euro nel 2016 perché non aveva applicato a tutte le sue versioni a livello mondiale il "diritto all'oblio", principio consacrato nel 2014 dalla giustizia europea e che permette a qualsiasi cittadino dell'UE, a determinate condizioni, di far cancellare i link che appaiono quando digita il suo nome. Una multa inflitta a torto, ha stabilito martedì la Corte di giustizia dell'Unione, che ha dato ragione al colosso statunitense stabilendo che questo diritto si limita all'UE e che al massimo possono essere imposte misure di geolocalizzazione affinché determinate informazioni non possano essere recuperate attraverso versioni "extraeuropee" del motore di ricerca.
La richiesta di "deindicizzazione" è oggetto anche di un'altra decisione della medesima Corte sui casi specifici di un uomo politico oggetto di inchiesta, di una politica ritratta in un fotomontaggio satirico e di un condannato per pedofilia. I diritti della persone, sanciscono i giudici, prevalgono in genere sulla libertà d'informazione ma ci sono dei limiti, determinati dalla sensibilità per la vita privata e dall'interesse pubblico.