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Francia, nucleare e campagna elettorale

Complice anche la guerra in Ucraina, il tema dell'indipendenza energetica è al centro del dibattito in vista delle presidenziali di aprile

  • 12 marzo 2022, 22:07
  • 31 agosto 2023, 11:30

Presidenziali francesi, il nucleare fa discutere

Telegiornale 12.03.2022, 21:00

Di: TG/M. Ang.

Il 10 aprile i francesi saranno chiamati alle urne per il primo turno delle presidenziali. E tra i temi che stanno caratterizzando la campagna elettorale, complice anche la guerra in Ucraina, è quello dell'indipendenza energetica del Paese, soprattutto dopo la recente dichiarazione del presidente Emmanuel Macron di voler costruire 6 nuovi reattori nucleari.

A destra candidati compatti e d'accordo col presidente, a sinistra invece tutti contrari, ad eccezione di Fabien Roussel, del partito comunista.

La serie RSI di avvicinamento alle presidenziali francesi inizia nella regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi, al confine col Canton Ginevra e il Vallese perché, per raffreddare i 56 reattori delle 18 centrali nuclerari francesi serve l'acqua dei fiumi o del mare. E lungo il corso del Rodano ce ne sono ben 5... una dopo l'altra.

La Francia produce energia principalmente col nucleare, il 75%; il resto sono rinnovabili. Se si guarda però il consumo utilizza solo il 40% di energia nucleare prodotta, il resto lo vende all'estero, per comprare gas e petrolio, alla base del 16% e del 28% dei consumi. Le rinnovabili si fermano al 13%.

"È quasi un sollievo, finalmente si parla di soluzioni pragmatiche e non dogmatiche... le energie rinnovabili sono molto interessanti, ce n'è bisogno, ma sono energie intermittenti, di cui non possiamo controllare la produzione", sostiene Yannick Jardin, vicesindaco di Chavanay.

Ma la guerra e gli incidenti presso le centrali nucleari in Ucraina lo preoccupano. "Ho lavorato nella centrale in periodo di pace, non so cosa possa succedere se ci fosse una guerra e questo mi preoccupa", aggiunge il vicesindaco.

Da un comune all'altro, ci spostiamo a Lione, dove incontriamo Grégory Doucet, il primo sindaco verde eletto nella terza città della Francia. "Bisogna sapere che la Francia, da tempo, non produce più uranio arricchito necessario alle centrali, saremo quindi dipendenti da Paesi come il Niger, la cui stabilità non è certa, l'Australia e il Kazakistan vicino alla Russia... il nucleare non può dunque garantire indipendenza energetica alla Francia. Oggi siamo pronti a investire miliardi di euro nel nucleare... e sulle rinnovabili? Sulla sobrietà o l'efficacia energetica?". E al presidente Macron, Doucet risponde così. "Sono fermamente contrario all'ampliamento dell'impianto di Bugey".

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