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Ghuta, "viviamo nel terrore"

Continuano i bombardamenti dell’esercito contro l’area alle porte di Damasco, roccaforte dei ribelli - Le testimonianze

  • 23 febbraio 2018, 14:42
  • 8 giugno 2023, 16:40

La testimonianza dalla Ghuta, l'area alle porte di Damasco teatro di violenti bombardamenti

RSI/FM 23.02.2018, 14:41

Due bambine, una sui 10 anni, l’altra, forse la sorellina, più piccola. Piangono. Urlano. Il loro viso è coperto di sangue. Tutt’attorno le urla concitate delle persone: il fumo, le macerie. Sono le strazianti immagini che arrivano da Ghuta, “l’area verde” alle porte di Damasco, roccaforte dal 2012 dei ribelli, anche islamisti, e teatro in questi giorni di violentissimi bombardamenti e raid aerei da parte dell’esercito di Bashar al Assad.

Il filmato ci è stato fornito dalla nostra collaboratrice, la giornalista Francesca Mannocchi, che è pure riuscita a raccogliere la testimonianza di una donna, da giorni intrappolata nella regione: “Non abbiamo più niente, non mangiamo, siamo affamati… viviamo nel terrore”, spiega al telefono.

La testimonianza dalla Ghuta, l'area alle porte di Damasco teatro di violenti bombardamenti

RSI Mondo 23.02.2018, 14:41

Anche oggi, venerdì, i bombardamenti sono proseguiti per il sesto giorno consecutivo. L’eco delle bombe è risuonata senza sosta. I civili morti, dalla scorsa domenica, sono oltre 400, moltissimi i bambini.

“L’inferno in Terra”

La Ghuta è ormai “un inferno in Terra”, chiosa il segretario generale delle Nazione Unite, Antonio Guterres. Gli appelli internazionali a fermare il bagno di sangue si moltiplicano, ma il Governo siriano continua a far cadere una pioggia di granate e bombe sulla regione, in una campagna militare rara per intensità, anche in un paese martoriato dal 2011 dalla guerra civile.

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU si riunisce

Questa sera si riunirà il Consiglio di sicurezza dell’ONU: l’obiettivo è approvare una risoluzione per un cessate il fuoco in tutto il paese per una durata di 30 giorni, per prestare aiuto umanitario nelle regioni più devastate e permettere l’evacuazione di malati e feriti.

ludoC/FM/AFP

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