Il tempo di lavoro di ogni dipendente deve essere misurato e i datori di lavoro devono mettere in piedi un sistema per farlo: lo ha stabilito, solo per i paesi dell’UE, la Corte di giustizia dell’Unione europea.
Il caso nasce dalla Spagna, dove il Governo socialista ha varato un sistema che obbliga tutti i datori di lavoro, a prescindere dalla loro taglia, a tenere traccia del tempo di lavoro giornaliero dei loro dipendenti e a conservare i dati per almeno quattro anni, pena multe salate.
I sindacati spagnoli hanno portato davanti al giudice una filiale locale della Deutsche Bank che cercava di sottrarsi a queste regole. Interpellata dalla magistratura spagnola, la Corte UE, con una interpretazione del diritto che come sempre è vincolante per tutti gli Stati membri, ha stabilito che il sistema spagnolo è quello giusto: tutti i paesi devono tenere traccia del tempo lavorato da ogni dipendente. In caso contrario diventa troppo complicato far valere i diritti dei lavoratori sul lavoro straordinario, come limiti e compensazioni.
La Confindustria tedesca ha già criticato la sentenza, dicendo che impedirà la necessaria flessibilità di un mercato del lavoro moderno. Una interpretazione che i sindacati hanno già respinto.
La direttiva UE sul tempo di lavoro prescrive che non si possa lavorare per piu di 48 ore la settimana, straordinari compresi, e che un lavoratore abbia diritto ad almeno 11 ore consecutive di riposo ogni 24.
Tomas Miglierina