Un centinaio di rifugiati afgani sono arrivati a New Delhi con l'ultimo volo da Kabul il 24 agosto, ora sono in quarantena in un ospedale Covid per due settimane. Il Governo indiano ha dato la preferenza a rifugiati sikh e cristiani, dicendo che sono i più perseguitati, mostrando così la solita discriminazione verso i musulmani.
"Hanno lasciato le loro attività e le loro case, arrivano qui con pochi soldi in tasca", spiegano i responsabili locali ai microfoni della RSI. "Tocca alla comunità provvedere alla meglio". I rifugiati, però, una volta arrivati, in assenza di un vero e proprio centro di accoglienza, devono arrangiarsi. La RSI li ha intervistati per le strade di New Delhi, nel quartiere che ormai è stato soprannominato la "Piccola Kabul".
"Poiché ho lavorato con le forze internazionali a Kandahar, quando la città è caduta in mano ai talebani, hanno fatto irruzione nella nostra casa. Così siamo fuggiti. Il Governo indiano ha rilasciato un visto a me e a tutta la mia famiglia, ma due figli 20enni sono rimasti indietro e devono ancora riuscire a fuggire dal Paese", racconta un profugo, mostrando l'appartamento che ha dovuto affittare a proprie spese, a 1.000 franchi al mese. "Abbiamo abbandonato la nostra terra dove c'è caos e guerra. Una situazione terribile: Nessuno vuole lasciare la propria casa", dice la moglie in lacrime. "Sono entrati in casa e hanno preso tutti i nostri averi. Ora nessuno di noi ha un lavoro. Come faremo?", dice, mentre il figlio minore mostra il video dell'assalto a Kandahar, vicino alla loro casa.