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Marikana, due anni dopo

Nuove proteste, nuove critiche per una giustizia che tarda ad arrivare in Sudafrica

  • 16 agosto 2014, 13:26
  • 6 giugno 2023, 21:38
In attesa della giustizia

In attesa della giustizia

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A due anni dalla strage dei minatori della Lonmin, il Sudafrica aspetta ancora giustizia: 34 lavoratori vennero uccisi in tre minuti da poliziotti fuori controllo durante manifestazioni di protesta per migliori salari e condizioni di vita.

Oggi, sabato, alle commemorazioni ufficiali davanti alle miniere di platino di Marikana, a nord di Johannesburg, non sono previsti esponenti del Governo, come già avvenne l'anno scorso: sui fatti di quel 16 agosto 2012 l'Esecutivo di Jacob Zuma ha fatto una cortina di ferro sia attorno al ministro, sia al capo della polizia. La Commissione Farlam, incaricata delle indagini, continua a rinviare le conclusioni dei lavori, all'inizio previsti per gennaio 2013.

La voglia di giustizia non si placa

Lunedì, ad aumentare la tensione è stata l'audizione di Cyril Ramaphosa, vicepresidente della Repubblica e del partito di Governo, l'African National Congress: “La responsabilità deve essere collettiva – ha detto nella sua ricostruzione, come nazione dobbiamo ammettere il nostro fallimento”. Ramaphosa, uno dei principali uomini d'affari sudafricani, ai tempi del massacro era membro del consiglio di amministrazione proprio della Lonmin, la multinazionale del platino accusata assieme al Governo di aver dato il via al fuoco sui manifestanti.

La mancanza di verità

“Ramaphosa ha le mani sporche di sangue”, gli hanno urlato minatori e attivisti dei diritti umani. Tra loro Nomboniso Gasa, analista politica e scrittrice, che al Governo imputa la mancanza di verità e l'indifferenza a chi da anni denuncia le tensioni crescenti in una delle categorie piu' sfruttate al mondo: vivono nel nulla in immense distese di baracche affollate, famiglie distrutte, malattie non curate e mancanza di sicurezza per estrarre materiali preziosi per nemmeno 350 franchi al mese.

Ricordando Marikana

Ricordando Marikana

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Stamane, a sottolineare il dolore di una nazione, nelle township le bandiere del Sudafrica sono state alzate a mezz'asta. Tra gli altri il premier Nobel, Desmond Tutu paragonò la strage di Marikana a quella di Sharpville, riportando la lancetta sui tempi delle dure repressioni dei Governi dell'apartheid.

Lorella Beretta

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