A un mese dal via di Expo 2015 Milano è avvolta nella paura di non farcela. Il cantiere del sito di Rho è ancora a gambe all'aria e tutto da chiudere se è vero che a oggi sono 3 su 34 i padiglioni ultimati. C'è di più: il pavillion italiano è ben lungi dalla possibilità di vedere la luce il 1° maggio a meno che, dalle 550 persone che ci lavorano adesso, non si passi alle 800 per fare entrare anche gli allestitori oltre ai costruttori.
Una cosa da cinesi. Poi c'è chi dispera e chi ci spera (come il commissario Sala), chi punta il dito e chi fa i conti (che lievitano), chi si lamenta per i biglietti (a 32 euro e in salita) e perfino chi ci crede: insomma, Milano a -30 dall'Expo è un coacervo di emozioni contrastanti. Le tensioni e l'elettricità ci sono, quindi, soprattutto in chi dirige la città verso questo evento, sperando che non sia un iceberg e che Milano non sia il Titanic.
E gli altri? E i cittadini? Divisi in due tra gli "stufi prima di cominciare" e gli "speranzosi". Per le strade del centro il vestito buono, con marciapiedi e piazze rifatte, con grattacieli e torri luccicanti, sembra pronto a essere sfoderato per la "prima" del primo maggio: insomma, nel cuore della metropoli, Expo 2015 c'è. Manca, invece, nelle periferie e tra la gente comune, già stanca perché forse fiaccata da anni di disagi e cantieri già sopportati per arrivare al dunque. Sperando che al dunque si arrivi.
Francesco Facchini/alaNEWS
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