Mujica a fine mandato

José Mujica, battezzato come il “presidente più povero del mondo” termina domenica il suo mandato con un alto indice di popolarità fra i suoi connazionali e il riconoscimento di molti leader internazionali, che saranno presenti a Montevideo per il passaggio di consegne al suo compagno di partito Tabaré Vasquez, già presidente dal 2005 al 2010.

“Pepe” Mujica, come viene chiamato dai suoi affezionatissimi sostenitori, ha lasciato il segno durante i suoi cinque anni alla guida dell’Uruguay. Ex guerrigliero Tupamaros, sopravvissuto a 15 anni di carcere duro durante la dittatura militare, ha guidato una coalizione di forze progressiste che ha saputo imporre temi considerati per molto tempo tabù nel più piccolo paese sudamericano, come la legalizzazione dell’aborto e delle unioni fra le coppie dello stesso sesso.

A farlo conoscere fuori dai confini nazionali è stata soprattutto la legge sulla regolarizzazione della marijuana, che ha trasformato l’Uruguay nel primo Stato a farsi carico della vendita e distribuzione della canapa. Un’iniziativa polemica, che è stata osteggiata duramente dall’opposizione e che ha attratto in Uruguay centinaia di giornalisti, desiderosi di conoscere un esperimento unico in materia di politiche pubbliche sulle droghe leggere.

Con uno stile di vita assolutamente austero, ha donato l’ottanta per cento del suo salario e ha continuato a vivere in una modesta residenza di campagna fuori Montevideo, Mujica è diventato una stella della sinistra progressista in tutto il mondo, come conferma il reporter della Televisione Pubblica dell’Uruguay Fabian Cardozo, che lo ha accompagnato in diversi viaggi internazionali.

Nei suoi interventi in forum e congressi in giro per il Mondo, Muijca ha posto l’accento sui diritti umani, sulla convivenza fra popoli e culture diverse e sulla necessità di ripensare l’attuale modello capitalista, da lui considerato selvaggio e alienante nella sua impronta altamente consumistica.

Ai suoi 79 anni Mujica si è spesso rivolto ai giovani, invitando loro a lottare in nome dei propri ideali, senza paura delle possibili sconfitte e delle delusioni proprie della vita.

Diversi presidenti sudamericani, dalla brasiliana Dilma Roussef alla cilena Michelle Bachelet dal venezuelano Nicolas Maduro al boliviano Evo Morales, oltre al vicepresidente statunitense Joseph Biden assisteranno alla cerimonia di insediamento di Tabarè Vasquez, che torna al potere a cinque anni dal suo primo mandato. Mujica, dal canto suo, non abbandona la politica; è stato eletto senatore e ha recentemente lanciato un sito web col quale promette di dialogare con i tanti ammiratori conquistati negli ultimi anni.

Emiliano Guanella

RG delle 18.30 del 01.03.15; il servizio di Emiliano Guanella