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Olga, Evgenja e gli altri

Volti e storie dall'Ucraina: al centro di tutto rimane la fragilità dell’essere umano, con il suo carico di sofferenza ma anche di perseverante speranza

  • 18 maggio 2022, 16:42
  • 23 giugno 2023, 19:22

Volti e storie dall'Ucraina

RSI Mondo 18.05.2022, 14:49

La domanda senza risposta di Olga: “Perché?".

Gli occhi stanchi di Evgenjia e quel cucciolo stretto in grembo nella metropolitana di Kharkiv.

Lo sguardo dell’ex-minatore Vassili mentre un missile solca il cielo durante l’intervista.

La rabbia di Raissa contro Putin al cimitero di Dnipro per la morte di suo genero in un’imboscata dei russi.

Il sorriso delicato di Vera, violinista di Kharkiv diventata virale sul web perché suonava nel suo scantinato sotto le bombe.

I rubinetti chiusi e senz’acqua di Tatiana a Mykolaiv.

Il sorriso sornione – nella stessa città sull’acqua e lungo il fiume – del professor Yuri che raccoglie con un secchio quella stessa acqua.

La perseveranza di Elena, medico rianimatrice pediatrica di Lysychansk, scappata dal Donbass dopo che la sua clinica è stata colpita dai filorussi e ora volontaria a Odessa per gli sfollati.

E ancora, la frustrazione di Andrej, imprenditore di lingua e cultura russa scappato da Kherson, città occupata dalle truppe russe.

E la collera di sua figlia Jana (“Perché i russi dovrebbero dirmi ciò che devo pensare?).

Ma anche la resilienza di Sasha, occhi cerulei ad accendere un viso imperlato di polvere nera e sudore, dipendente del comune di Kharkiv impegnato a ripulire il mercato di Barashovo bombardato a fine marzo.

Un viso da minatore per scavare tra le macerie della guerra.

Il tono pacato del sindaco di Novogrodivka, Oleksander, che di una miniera è stato direttore e che ora assicura di voler rappresentare anche chi la pensa diversamente e ritiene l’avanzata russa un’opportunità per migliori condizioni di vita.

Le teorie di un’Ucraina schiacciata tra USA e Russia espresse da Ludmila, titolare di un chiosco nella stazione di Pokrovsk, ultima fermata ferroviaria attiva in tutto il Donbass.

Le preoccupazioni sulla sicurezza delle centrali atomiche ucraine di Sergej, titolare di fisica nucleare all’Università di Kharkiv.

I ricordi della 98enne Galina di quando scavava trincee per fermare i nazisti vicino a Dnipro.

Natalia che dice “buuum” per raccontare il martellamento di granate e bombe nel suo quartiere di Kharkiv.

La paura di Valentina a tornare nel suo appartamento devastato dallo spostamento d’aria di un missile esploso lì accanto.

Gli amici scappati, che ora mancano tanto alla 17enne Alina.

Il violino un po’ nostalgico di Roman tra le architetture raffinate di Odessa.

Sono le storie raccontate in questi giorni per la RSI. Al centro di tutto rimane la fragilità dell’essere umano, con il suo carico di sofferenza ma anche di perseverante speranza. Vittime spesso relegate ai margini di una narrazione ufficiale del conflitto, compromessa dalle propagande sovrapposte e semplificata dalle statistiche di chi fugge o chi muore. Ma questa umanità è l’unico modo per dare un volto a guerra.

Emiliano Bos, inviato RSI in Ucraina

(riprese e montaggio di Emilio Romeo, collaborazione di Vadym Vetrov)

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