È salito a 31 morti e 360 feriti (fra cui 139 poliziotti) il bilancio delle vittime delle violente proteste di piazza cominciate mercoledì in varie città turche, ma soprattutto nella provincia sud-orientale di Gaziantep, a sostegno della popolazione curda assediata a Kobane (in Siria) dai combattenti dell'autoproclamato Stato Islamico.
Le proteste, come riferisce l'agenzia di stampa turca Anadolu, sono sostenute e organizzate dal Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). I fermati superano il migliaio.
La maggior parte degli uccisi è caduta negli scontri fra curdi e simpatizzanti dei movimenti islamici o nazionalisti. Il presidente turco Recep Erdogan ha denunciato un tentativo di sabotare i negoziati di pace fra Ankara e il PKK, ma proprio il leader di quest'ultimo, Abdullah Ocalan, dal carcere aveva minacciato la fine delle trattative se la Turchia non fosse intervenuta per impedire un massacro a Kobane. Ankara non è pronta però ad agire da sola, senza sostegno internazionale.
ATS/CC