Ha preso il via nelle prime ore di martedì mattina, tra contestazioni e proteste, in una blindatissima Cleveland la convention repubblicana di quattro giorni che culminerà nel conferimento a Donald Trump della nomination per le presidenziali americane dell'8 novembre.
Trump è arrivato alla convention quando in Svizzera erano le 3.00 di notte, facendo un’entrata coreografica sul palco tra luci stroboscopiche, le note di “We are the champions” dei Queen e applausi a non finire. Il miliardario ha esordito dichiarando "vinceremo, vinceremo alla grande", per poi introdurre sulla scena la moglie Melania, ospite d'onore della serata.
Dopo l’intervento dell’ex modella slovena naturalizzata americana, sulla scena si sono succeduti deputati, sceriffi, veterani, famigliari di vittime del terrorismo e dell'immigrazione clandestina, oltre a qualche star televisiva di scarso spessore, ma tutti "testimonial" filo-Donald alla grande kermesse repubblicana. Il bersaglio comune è stata ovviamente Hillary Clinton, additata come la sola colpevole delle tragedie nella nazione e nel mondo.
E mentre fuori dallo stadio hanno sfilato pacificamente anche tanti oppositori del miliardario americano, all'interno della Quicken Loans Arena, delegati repubblicani del movimento "Never Trump" guidati dal senatore dello Utah Mike Lee, hanno scatenato il caos, reclamando a suon di urla una votazione nominale con l'obiettivo di forzare "una clausola di coscienza" per svincolare i delegati rispetto all'appoggio a Trump.
ATS/AFP/Reuters/EnCa
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RG 07.00 del 19/07/2016 - Il reportage di Emiliano Bos
RSI Mondo 19.07.2016, 08:52