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USA-Cuba, prove di distensione

A Panama sabato incontro fra Obama e Raul Castro. I fattori all'origine del nuovo corso di Washington nei confronti dell'Avana

  • 10 aprile 2015, 18:27
  • 7 giugno 2023, 07:10
Orizzonti più sereni fra i due paesi

Orizzonti più sereni fra i due paesi

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È trascorso quasi un anno e mezzo dalla storica stretta di mano che Barack Obama e Raul Castro si scambiarono, in Sudafrica, durante le esequie ufficiali per la scomparsa di Nelson Mandela. Molto è senz'altro cambiato, fra Stati Uniti e Cuba, dopo quel primo ma altamente simbolico segnale di disgelo: da sostanziali progressi verso il ristabilimento delle relazioni diplomatiche, fino ad un importante allentamento dell'embargo imposto dagli Stati Uniti nei primi anni '60.

La prima, storica stretta di mano fra Obama e Raul Castro, in occasione dei funerali di Mandela nel dicembre 2013

La prima, storica stretta di mano fra Obama e Raul Castro, in occasione dei funerali di Mandela nel dicembre 2013

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Un nuovo incontro fra Obama e Castro è atteso per sabato, in margine al "vertice delle Americhe" di Panama a cui entrambi partecipano. Lo ha confermato la Casa Bianca. Intanto i due capi di Stato hanno avuto una conversazione telefonica in vista dell'apertura del summit. E prima ancora sono stati i rispettivi ministri degli esteri - John Kerry e Bruno Rodriguez - ad avere a Panama
un colloquio di oltre due ore: un evento senza precedenti - dal remoto 1958 - che dà una volta di più la misura storica del cambiamento.

Quali sono i fattori che hanno intanto contribuito a questo clima di distensione? Cosa ha in particolare indotto Washington a questa svolta nei confronti dell'Avana, dopo un antagonismo che neppure la caduta del muro di Berlino contribuì a stemperare? Antonio Moscato - analista del contesto latinoamericano e già docente universitario di storia contemporanea - sottolinea una serie di elementi: l'incapacità di Cuba a polarizzare eventuali movimenti insurrezionali in Sudamerica, una percezione quindi più rassicurante a Washington e il minor sostegno a Cuba da parte dei suoi partner sudamericani, Brasile e Venezuela, attualmente alle prese con problemi economici. Vanno quindi considerate le pressioni di ambienti economici statunitensi, interessati a quegli sbocchi di mercato che una rimozione dell'embargo potrebbe aprire.

Non mancano tuttavia ostacoli non indifferenti lungo questo iter di riavvicinamento. Fra di essi, figura senz'altro uno schieramento conservatore che, al Congresso, non appare certo incline ad accogliere gli orientamenti verso Cuba dell'amministrazione Obama. Vi è poi la comunità degli esuli cubani negli Stati Uniti - radicata in Florida - dalla quale emerge ancora oggi l'anticastrismo più viscerale.

"Obama: assassino come i Castro", nel cartello di un'esule cubana durante una protesta a Miami contro le aperture del capo della Casa Bianca

"Obama: assassino come i Castro", nel cartello di un'esule cubana durante una protesta a Miami contro le aperture del capo della Casa Bianca

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Tuttavia anche in questo contesto, osserva Antonio Moscato, si registrano oggi importanti segnali di cambiamento.

Al nuovo corso verso l'Avana, non appare poi estraneo l'interesse degli Stati Uniti a evitare che Cuba possa finire nell'orbita economica della Cina, che già opera importanti investimenti nei paesi latinoamericani in via di sviluppo e che - di conseguenza - rappresenta per gli Stati Uniti un'insidiosa concorrente nel loro stesso continente.

Il presidente del Nicaragua Daniel Ortega, e l'uomo d'affari cinese Wang Jing, dopo la conclusione nel 2014 dell'accordo sulla costruzione di un nuovo canale fra Atlantico e Pacifico.

Il presidente del Nicaragua Daniel Ortega, e l'uomo d'affari cinese Wang Jing, dopo la conclusione nel 2014 dell'accordo sulla costruzione di un nuovo canale fra Atlantico e Pacifico.

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In questo senso, Antonio Moscato cita ad esempio l'ambiziosa iniziativa, finanziata proprio dalla Cina, per un
nuovo canale in Nicaragua fra Atlantico e Pacifico. Un progetto, con importanti implicazioni anche per l'economia di Cuba.

Le imponenti strutture del porto cubano di Mariel

Le imponenti strutture del porto cubano di Mariel

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C'è infatti una regione costiera cubana che proprio in funzione del nuovo canale assumerebbe una posizione di snodo navale di grande rilevanza. Si tratta di Mariel, situata ad un'ottantina di chilometri dalla capitale. E il Brasile - in associazione con la Cina - ha sostenuto la creazione a Mariel di un super-porto e di una zona speciale di sviluppo.

Attraverso l'apertura a Cuba, gli Stati Uniti potrebbero in sostanza puntare a sottrarre l'isola dalla sfera d'influenza dell'espansione economica cinese.

Cambiamo ora angolazione, soffermandoci sulla questione dei diritti umani e della libertà d'espressione a Cuba. Molte aspettative concernono proprio questo fondamentale dossier, sullo sfondo dei nuovi rapporti fra Washington e L'Avana. Quanto l'attuale distensione, secondo Antonio Moscato, potrà contribuire a progressi su questo versante così essenziale?

In che misura, infine, c'è però il rischio che l'apertura di Cuba agli Stati Uniti possa spianare la strada agli interessi economici più spregiudicati, determinando magari derive e uno snaturamento dell'economia cubana?

Alex Ricordi

Dal TG20

Dalla Radio

RG 08.00 del 10.04.15 - La corrispondenza dell'inviato a Panama, Thomas Paggini

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