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"Una piaga aperta"

Il presidente israeliano ammette errori nei confronti degli ebrei di Etiopia, che hanno violentemente manifestato domenica

  • 4 maggio 2015, 14:18
  • 7 giugno 2023, 08:08
La polizia ha compiuto decine di arresti

La polizia ha compiuto decine di arresti

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Il presidente israeliano Reuven Revlin ha ammesso lunedì che lo Stato ebraico "non ha aperto a sufficienza gli occhi e teso a sufficienza le orecchie" nei rapporti con la comunità di origine etiope, errori che hanno lasciato "una piaga aperta" e che hanno condotto alle violente manifestazioni della scorsa settimana a Gerusalemme e di ieri, domenica, a Tel Aviv.

Una crisi da affrontare per il presidente Reuven Revlin e il premier Benjamin Netanyahu

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I cosiddetti falasha, immigrati a decine di migliaia con due ponti aerei nel 1984 e nel 1991, oggi sono 135'000 su circa 8 milioni di abitanti. Hanno avuto una difficile integrazione nella società israeliana e da tempo si dicono vittime di razzismo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il pestaggio, ripreso da una telecamera e mostrato in televisione, di un soldato di origine etiope da parte di due poliziotti ora sospesi. Il premier Netanyahu, dal canto suo, ha previsto per oggi, lunedì, un incontro con il militare e con i rappresentanti della comunità.

Le proteste dei falasha a Tel Aviv

Domenica a Tel Aviv 10'000 dimostranti hanno bloccato per un'ora la principale via di accesso alla città, hanno rovesciato una vettura della polizia e bersagliato gli agenti con pietre e bottiglie. I poliziotti hanno risposto con cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e granate stordenti. Il bilancio è di 68 feriti (di cui 56 sul fronte delle forze dell'ordine) e 43 fermi. La calma sulla Piazza Rabin, principale teatro degli scontri, è tornata solo a tarda notte.

pon/AFP/ATS

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