Cronaca

India, chiesti fino a 10 anni per i marò

L’articolo su cui si basa la richiesta dell'accusa contro i due fucilieri italiani fa parte della legge anti-pirateria. La difesa si dice fortemente contraria a questo utilizzo

  • 10 febbraio 2014, 11:53
  • 6 giugno 2023, 13:29
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I fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a New Delhi il 6 febbraio 2014

  • ANSA

La Procura generale indiana ha presentato oggi, lunedì, alla Corte Suprema un'ipotesi di accusa per violenze per i marò italiani basata su un articolo della legge anti-pirateria (Sua Act) che comporta fino a dieci anni di carcere. Non è stata però evocata una richiesta di pena di morte. Nel febbraio 2012, al largo della regione del Kollam, i due fucilieri italiani sono accusati di aver ucciso due pescatori scambiandoli per pirati.

Contraria l'Italia

L’Italia si è però detta fortemente contraria alla richiesta dell’accusa. L'avvocato difensore, Mukul Rohatgi, ha ribattuto che “è inaudito che si possa utilizzare una legge concepita per reprimere i pirati nei confronti di due militari italiani in servizio di sicurezza anti-pirateria su una petroliera italiana”. Inoltre, ha ricordato, “nella sua sentenza del gennaio scorso la stessa Corte Suprema non aveva contemplato il Sua Act fra gli strumenti utilizzabili per processare i marò". Il premier italiano Enrico Letta ha reagito su twitter scrivendo “è inaccettabile l'imputazione proposta dalle autorità indiane. L'uso del concetto di terrorismo" è da "rifiutare in toto: l'Italia e l'UE reagiranno”.

Nuova udienza

I giudici dell'alta Corte di New Delhi hanno preso atto che le parti sono in disaccordo e hanno quindi deciso di non ratificare la richiesta dell'accusa, fissando una nuova udienza per il 18 febbraio. Prima di questa data la difesa presenterà una memoria alla Corte in contrapposizione alla soluzione fornita dall'accusa.

ANSA/ATS/CC

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