Cronaca

Lavrov e Kerry, "si torni al 21 febbraio"

Il capo della diplomazia russa ed il segretario di Stato americano si dicono d'accordo nel tornare agli accordi di Kiev sottoscritti prima delle ultime proteste di piazza

  • 5 marzo 2014, 21:14
  • 6 giugno 2023, 14:28
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Kerry e Lavrov prima del vertice di mercoledì all'Ambasciata di Russia a Parigi

  • KEYSTONE

Russia e Stati Uniti si vogliono impegnare per "rimettere in opera gli accordi conclusi il 21 febbraio" tra l'allora presidente ucraino Viktor Ianukovich e le opposizioni grazie alla mediazione dell'UE. Tali patti prevedevano un governo di unità nazionale ed elezioni dopo l'estate. A fare queste dichiarazioni è stato il ministro degli esteri russo, Serghei Lavrov dopo l'incontro tenuto mercoledì pomeriggio a Parigi con il segretario di Stato americano John Kerry. Nel frattempo al Quai d'Orsay è giunto anche il ministro degli esteri ucraino, Andrei Deshizia ma non è dato sapere se ci sarà un incontro tra lui e lo stesso Lavrov. Alla domanda diretta, il politico russo ha risposto con un'alzata di spalle affermando di "non sapere se Deshizia fosse lì".

Lavrov martedì mattina a Madrid

Serghei Lavrov aveva iniziato la sua giornata di colloqui a Madrid, dove ha svincolato Mosca dalle forze filo-russe che hanno preso il controllo della penisola ucraina di Crimea e ha indicato che tocca alle autorità della repubblica autonoma autorizzare lo spiegamento di osservatori internazionali come preteso dall’Occidente.

Il ministro degli Esteri ha aggiunto che la Russia “non permetterà un bagno di sangue in Crimea, né attentati contro la vita e la salute di coloro che vivono in Ucraina”, compresi i russi che vivono nel paese.

Si allarga il fronte indipendentista

Il referendum sullo stato della Crimea si terrà a metà marzo e non il 30 dello stesso mese, come precedentemente annunciato. Lo ha detto l’uomo forte della Crimea, Sergei Aksenov. Il premier della repubblica autonoma ha aggiunto di volere l’indipendenza da Kiev e un accordo di libero scambio. Con Kiev, ha aggiunto, “non c’è alcuna possibilità di dialogare perché non ne riconosciamo la legittimità”.

Aksenov ha pure dato il “benvenuto” alle città delle regioni orientali e meridionali che hanno manifestato posizioni analoghe. Manifestazioni a favore del Cremlino di forze che spingono per l’autonomia si sono infatti tenute a Odessa, capoluogo dell’omonima provincia, Donetsk, capitale economica del paese, Chariv e Dnipropetrovsk, nella terra d’origine di Iulia Timoshenko.

Ultimo aggiornamento 20.14

Red MM/Ats/Reuters/AFP

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  • RG 12.30 Il servizio di Silvia Piazza

    RSI Cronaca 05.03.2014, 13:25

Le province ucraine

L’Ucraina è costituita da 24 province, due città con statuto speciale (Kiev e Sebastopoli), oltre alla Repubblica autonoma di Crimea, territorio privato progressivamente di ampie competenze che aveva ricevuto nel 1992, dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica. Attualmente la costituzione prevede che l’Ucraina sia uno stato unitario e l’ucraino sia l’unica lingua ufficiale.

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