“La mia detenzione è una tortura, sono pronto allo sciopero della fame”: in questo modo si esprimeva in una lettera di 4 pagine , datata 29 gennaio e resa pubblica nelle scorse settimane, Anders Behring Breivik.
Il disagio espresso dal 35enne norvegese, autore del massacro di 77 persone e condannato a 21 anni di carcere (prolungabili), è stato preso in seria considerazione dalla polizia che dopo attenta analisi, lo ha però definito privo di fondamento.
L’uomo, in isolamento dal 2011, chiedeva nella sua missiva dattiloscritta, di poter passeggiare e comunicare, ma non solo, anche di poter ricevere un nuovo modello di Playstation. Le richieste, secondo le autorità scandinave, non possono essere accolte.
I fatti
Il 22 luglio 2011 Breivik uccise 8 persone davanti alla sede del Governo di Oslo, dopo aver fatto esplodere una bomba; in seguito aprì il fuoco sull’isola di Utoya, dove 69 giovani persero la vita.
AFP/AlesS
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