Cronaca

Venti di guerra fra Gemonio e la Lega?

Intervista all'ex segretario federale della Lega Nord Umberto Bossi

  • 25 settembre 2013, 17:44
  • 6 giugno 2023, 11:44
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A leggere sulle scale di casa Bossi quella lettera autentica di Carlo Cattaneo, “Riceviamo di pietra fermi quest’ultimo assalto dei nostri aggressori”, si ha l'impressione di una tregua vigile.

Senatur, il Canton Ticino è a due passi...
“Sì, ma noi non siamo degli esiliati, come Cattaneo. Meglio pensare al Ticino per altre ragioni”.

Ad esempio?
“La libertà d’impresa, il fatto che i cittadini decidano su tutto, un quadro politico stabile, norme fiscali certe, i referendum. Un Paese normale che attrae infatti lavoratori e aziende di confine. Certo, non è la soluzione, fuggire. La soluzione è arrivare all’autodeterminazione del nostro Nord”.

Onorevole Bossi, la Lega ha perso un’occasione storica, fare il federalismo e ora è in crollo di consensi. Lei che fa, si ricandida alla segreteria?
“Aspetto fino all’ultimo momento… se la mia discesa in campo crea problemi, non lo faccio”.

Ma allora, è un sì o un no, senatur?
“In linea di massima intendo candidarmi”.

E Berlusconi, se lei torna segretario, sarete ancora alleati? E se vince un altro segretario, Berlusconi resterà ancora amico della Lega?
“Bisogna chiederlo a lui”.

Il quadro politico in Europa è in grande movimento, la Merkel ha vinto. Cosa cambia per l’Italia?
“L’euro tiene, ma non tiene più l’Italia. Questa sinistra non ha nel suo dna soluzioni per le imprese, alza solo le tasse. Basta vedere che accade alla frontiera Svizzera, giusto? Ha sentito Letta o Renzi dire: “Fermatevi?! O pensare a ridurre il costo dell’energia come fanno i Comuni in Svizzera e Germania, con politiche territoriali di gestione delle risorse per abbattere i costi aziendali? Macché.”.

Si andrà presto alle politiche?
“Non le vedo prossime. Non vedo neppure Berlusconi caldo sul tema. Ma secondo me finché non c’è una nuova legge elettorale il capo dello Stato non ci farà votare”.

Niente cambia, allora?
“Ci salva la battaglia per l’autodeterminazione dei popoli. Il Nord deve fare fronte comune con i catalani, i baschi, gli scozzesi, per raccogliere in Europa un milione di firme e spuntarla. Non si va da nessuna parte se, come accaduto alla manifestazione di Venezia domenica scorsa, la Lega smette di andare in piazza e si chiude in un albergo e fa entrare le persone con un pass con un codice a barre. La libertà è un’altra cosa, alla macroregione che sogniamo non ci arriviamo per questa strada. Chissà cosa pensa il Ticino che con un referendum fa cambiare la costituzione, nel guardare a questi goffi voli del tutto italici e per nulla padani”.

Stefania Piazzo

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