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“La mafia si serve delle criptovalute”

La testimonianza del pentito Luigi Bonaventura che racconta di come la ‘ndrangheta punti sempre "un gettone sulle nuove tecnologie"

  • 7 maggio 2019, 09:44
  • 15 settembre 2023, 11:16

Mafia digitale, la testimonianza del pentito Luigi Bonaventura

RSI/Thomas Paggini, Elena Boromeo, Alberto Dagnino 07.05.2019, 09:34

Di: Thomas Paggini, Elena Boromeo e Alberto Dagnino

“Quando stavo dall’altra parte, cercavo di circondarmi dei maggiori esperti di informatica”. Parola di chi, quando stava “dall’altra parte”, ovvero all’interno di un’organizzazione criminale, aveva il ruolo di boss. E per fare il boss di ‘ndrangheta, racconta il pentito Luigi Bonaventura, non basta saper sparare. Bisogna prima di tutto “saper pensare” e stare un passo avanti agli altri.

L'intervista estesa è stata trasmessa e commentata nella puntata di Modem del 07.05.

Anche per questo, “la ‘ndrangheta punta sempre un gettone sulle nuove tecnologie”, sottolinea Bonaventura, che da 12 anni collabora con la giustizia italiana, e che con le sue testimonianze ha contribuito a far arrestare decine di affiliati alle cosche calabresi. Oggi porta avanti il suo impegno anche attraverso un Comitato sostenitori dei collaboratori di giustizia.

Quando ha voltato le spalle all’organizzazione mafiosa, la tecnologia delle criptovalute era soltanto agli albori. Ma in base alla sua esperienza e alla formazione che ha ricevuto (“quando avevo 13 anni mi hanno fatto fare un corso di informatica”, racconta alla RSI), Bonaventura è convinto che oggi la ‘ndrangheta si serva anche delle monete virtuali per spostare denaro da un Paese all’altro, indisturbata.

Criptovalute e criminalità

Telegiornale 06.05.2019, 22:00

La natura stessa delle criptovalute, infatti, per via dell’alto livello di anonimato che possono garantire, le rende particolarmente appetibili per determinati scopi criminali. Lo evidenzia anche un rapporto dell’amministrazione federale, dedicato al “Rischio di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo tramite i cripto-assets e il crowdfunding”, pubblicato a ottobre 2018. Nel documento si legge che “la Svizzera, come gli altri Paesi, è vulnerabile a questo tipo di minaccia”, proprio perché l’identificazione degli utenti è estremamente complicata.

Anche se nella Confederazione fino ad ora non sono stati censiti che pochi casi di riciclaggio di denaro attraverso le criptovalute, sono in corso degli adeguamenti a livello normativo. Il Consiglio Federale ha infatti deciso di affrontare le vulnerabilità all’interno della revisione della legge sul riciclaggio di denaro, ancora in fase di svolgimento.


Modem

Una mafia sempre più 4.0

Modem 07.05.2019, 08:20

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