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Belfast, tregua imbronciata

L'Irlanda del Nord torna al voto dopo un solo anno dalle ultime elezioni - Riemergono i fantasmi del passato

  • 1 March 2017, 05:40
  • 8 June 2023, 02:31

A Belfast i muri della pace: su o giù? - di Lorenzo Amuso

RSI Mondo 01.03.2017, 07:00

  • ©Lorenzo Amuso

A distanza di quasi 20 anni dal Good Friday Agreement - l’accordo di pace che ha posto fine a decenni di faide fratricide - l’Irlanda del Nord resta un paese profondamente diviso al suo interno. La fine della guerra civile non ha favorito un vero processo di riconciliazione. L’assenza di violenza non è un indice di pace, perché tensioni e rancori sono solo sopiti. E si riflettono sulla crisi istituzionale che con ogni probabilità sancirà la sospensione della devoluzione e il rimpatrio dei poteri a Londra. A Belfast la chiamano la “tregua imbronciata”. Una tregua che la Brexit rischia di destabilizzare, con conseguenze potenzialmente esplosive. Tra le condizioni della pace sottoscritta il 10 aprile 1998 c’era l’assenza di una dogana tra le due nazioni ospitate sull’Isola di Smeraldo. Una frontiera che tra qualche mese l’Europa potrebbe imporre dopo l’uscita del Regno dall’Unione.

Cambiamento demografico

L’Irlanda del Nord - intesa come le sei contee più a nord - esiste per un solo motivo. Come rifugio protetto per i protestanti che un secolo fa erano terrorizzati dalla prospettiva di venire assorbiti in un’Irlanda a maggioranza cattolica. Il rapporto dei lealisti con la Corona è sempre stato più d’interesse che di referenza. Ma oggi il loro status appare nuovamente sotto minaccia. Non più delle bombe e degli attentati, quanto piuttosto di un riassetto demografico della regione. Se fino a qualche decennio fa il rapporto tra protestanti e cattolici era di due a uno, l’ultimo censimento indica una sostanziale parità (48% e 45%). Ma con tassi di natalità opposti che produrranno entro quattro anni una maggioranza cattolica.

Due comunità

Simboli inquietanti non meno che tangibili delle lacerazioni che dilaniano la società nord-irlandese sono i “muri della pace”. Barriere alte fino a 5 metri che attraversano i quartieri, separando i cattolici dai protestanti. Da una parte i repubblicani/nazionalisti che guardano a Sud e sognano l’unione con Dublino. Dall’altra i lealisti/unionisti che mantengono Londra come riferimento politico-istituzionale. A Belfast, come in altre città, l’origine delle segregazione resta di natura religiosa, ma l'ostilità è alimentata principalmente da questioni economiche. Dalla mancanza di lavoro, dagli stipendi bassi, da una mobilità sociale pressoché inesistente.

Nuovi muri

La sola Belfast è percorsa da 45 km (in totale) di cosiddette “interface barrier”. Molto spesso muri di mattoni, ma anche semplici inferriate, che ridefiniscono la toponomastica della città, creando blocchi residenziali chiusi in se stessi. Uno schiaffo architettonico al processo di pace. Nelle intenzioni del governo entro il 2023 tutti i muri dovevano essere abbattuti, liberando Belfast dal suo passato, aprendola ad un futuro pacificato. Non solo la scadenza non verrà rispettata, ma negli ultimi anni ne sono stati eretti di nuovi. Ragioni di sicurezza, si è detto. La primavera tarda ad arrivare.

Lorenzo Amuso

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