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E sciopero generale fu

Un secolo fa la più grave crisi dalla nascita dello Stato federale: 250'000 lavoratori in piazza fronteggiati da 95'000 soldati armati

  • 13 novembre 2018, 06:45
  • 9 giugno 2023, 02:47

Lo sciopero generale del 1918: le considerazioni dello storico Jakob Tanner

RSI - G.Olgiati/Archivio federale svizzero 13.11.2018, 06:30

  • RSI/Archivio federale svizzero

Ci sono voluti 50 anni alla sinistra per tornare a guardare con fierezza allo sciopero generale del 1918. Le nuove analisi storiche nate anche sull’onda dei moti sessantottini hanno permesso di interpretare quei giorni non più soltanto come una capitolazione, ma anche come una vittoria sul lungo periodo, grazie a conquiste sociali come l’AVS. Una reinterpretazione dei fatti storici che ha toccato anche la battaglia di Marignano del 1515, stavolta nel senso opposto, con i conservatori che in quella sconfitta hanno voluto vedere l’origine della neutralità elvetica (in realtà cristallizzatasi solo nel 17esimo secolo). La storia letta con gli occhi della politica. Un esercizio particolarmente gradito a Christoph Blocher. Dopo Marignano, lo stratega dell’UDC ha detto la sua anche sullo sciopero generale e sul suo capofila Robert Grimm. Un uomo di talento, ma che – parafrasando Blocher – sarebbe stato pronto a trascinare il paese in una guerra civile pur di portare una rivoluzione di stampo bolscevico in Svizzera. Sull’altro fronte, la sinistra e i sindacati – impegnati a loro volta quest’autunno negli scioperi dell’edilizia – hanno celebrato il centenario a Olten, dove si costituì il comitato d’azione, organo direttivo dello sciopero generale).

Le agitazioni del 1918 in Ticino: lavoratori scesi in piazza a Bellinzona

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E allora, a 100 anni di distanza come vedono gli storici quegli eventi del novembre 1918?
“Un momento di svolta alla fine della Prima guerra mondiale, quando in tutta Europa c’era molta incertezza su come si sarebbe evoluta la situazione. In questa incertezza le rivendicazioni politiche e sociali degli scioperanti (settimana di 48 ore, sistema proporzionale, AVS, suffragio femminile) hanno indicato una via da seguire”, spiega
Roman Rossfeld, professore all’Università di Berna e uno degli autori del volume
Der Landesstreik: Die Schweiz im November 1918, recentemente pubblicato per le edizioni Hier und Jetzt.

Momenti cruciali ripercorsi in queste settimane anche da una mostra allestita al Museo nazionale svizzero di Zurigo.

Cento anni dopo, lo sciopero del 1918 in mostra a Zurigo

rsi/keystone 02.11.2018, 22:46

Lo sciopero generale è considerata la più grave crisi politica interna dalla fondazione dello Stato federale nel 1848. Nell’immaginario collettivo è il momento in cui la Svizzera sfiorò la guerra civile. Una definizione che non convince però Roman Rossfeld: “Per una guerra civile ci vogliono almeno due fronti armati, ma i lavoratori in sciopero non erano armati e la violenza non è mai stata un’opzione considerata dal comitato d’azione di Olten. Le armi erano tutte dalla parte dell’esercito, parliamo di mitragliatrici e granate; e questo è stato il motivo per il quale i capi dello sciopero hanno deciso di interromperlo dopo tre giorni, con un gesto di responsabilità.”

L'interruzione dello sciopero già al terzo giorno sancì una sconfitta per la sinistra? Lo storico Jakob Tanner esprime in merito un giudizio articolato.

Lo sciopero del 1918 e le sue ripercussioni: a colloquio con lo storico Jakob Tanner

RSI/Gianluca Olgiati 13.11.2018, 06:30

Insomma, se oggi gli storici sono unanimi nel riconoscere che l’obiettivo degli scioperanti non era una rivoluzione violenta, più difficile è una lettura dell’eredità dello sciopero e di quanto abbia contribuito alla realizzazione delle rivendicazioni politiche e sociali. Conquiste immediate furono le elezioni anticipate (con il sistema proporzionale che fece raddoppiare i seggi alla sinistra) e la settimana lavorativa di 48 ore (introdotta al contempo anche in altri paesi vicini). Per veder invece realizzata un’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) ci vollero 30 anni (1948). Per il suffragio femminile oltre mezzo secolo (1971). Difficile considerarle a pieno titolo conquiste dello sciopero generale. La grande agitazione riuscì però a dimostrare il peso e la forza del movimento sindacale. Un primo importante passo verso l’instaurarsi del partenariato sociale tra padronato e sindacati; quella “pace del lavoro” destinata a diventare parte dell’identità nazionale e un elemento centrale della stabilità politica del paese.

Gianluca Olgiati

RG 18.30 dell'08.11.18 - La corrispondenza di Gianluca Olgiati

RSI Svizzera 08.11.2018, 18:45

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