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Eroina terapeutica da 25 anni

Bilancio di un trattamento "efficace, appropriato ed economico" inserito dal 2006 tra le prestazioni LAMAL

  • 11 dicembre 2017, 06:54
  • 8 giugno 2023, 13:39

C'era una volta Platzspitz

RSI/Sandro Pauli -Fabio Salmina 11.12.2017, 06:30

“Spesso pur di avere la sostanza quasi camminavo sopra a persone che erano in overdose o comunque stavano male... Platzspitz era un’ammucchiata di persone a volte e non ci si rendeva più conto di chi stava bene e chi stava male”. Così Antonio Prata, regista e direttore del Film Festival dei diritti umani di Lugano, descrive la scena aperta della droga di Zurigo all’inizio degli anni ‘90. L'ha conosciuto in prima persona, perché ha sofferto di un problema di tossicodipendenza (guarda l'intervista integrale in apertura di pagina).

Platzspitz a Zurigo, immagini tratte dall'archivio Keystone

All’epoca le immagini di Platzspitz, detto anche “Needle park”, fecero il giro del mondo. Di fronte a un tale livello di degrado la Svizzera decise di reagire optando per una politica delle droghe sostenibile. Il 13 maggio del 1992 l’allora consigliere federale Flavio Cotti annunciò la distribuzione in via sperimentale di eroina sotto controllo medico a un massimo di 250 tossicodipendenti gravi.

Dagli archivi della RSI

RSI Svizzera 04.12.2017, 14:44

“Se da questi esperimenti dovessimo poter dedurre nuove conoscenze e convinzioni precise allora potrebbe essere un passo veramente importante, - dichiarò al Telegiornale dell’allora TSI - ma questo glielo potrò dire tra un paio di anni quando questi esperimenti saranno stati portati a termine”. Venticinque anni dopo si può senz’altro affermare che è stato un passo importante. La Svizzera ha superato il paradigma della lotta alla droga, scegliendo una politica di accettazione al consumo e di accompagnamento della persona, come ci dice Matteo Ferrari, delegato cantonale per le tossicomanie.

“Il trattamento a base di eroina è giunto a regime una quindicina di anni fa. – racconta – Gli ultimi dati risalgono al 2016. In tutto oggi coinvolge circa 1600 consumatori di eroina presso 21 centri di trattamento in 11 cantoni, essenzialmente negli agglomerati urbani”.

Fondamentalmente, continua Ferrari “è un trattamento che permette alla persona che è già dipendente dall’eroina in modo grave di stabilizzare la propria vita, che in precedenza girava ovviamente attorno al procacciarsi la sostanza e al trovare i soldi per acquistarla sul mercato nero”.

Gli utenti, ci dice poi, “fanno parte di quella generazione, che ha incontrato l’eroina a cavallo tra gli anni 80 e 90. All’epoca erano giovani, mentre oggi, più della metà di chi è in questo trattamento ha abbondantemente superato i 40 anni.

Matteo Ferrari in un'immagine tratta dall'archivio Tipress

Matteo Ferrari in un'immagine tratta dall'archivio Tipress

  • ©Tipress

Dal 2006 i costi (una giornata di trattamento costa meno di fr. 100.- mentre per un collocamento residenziale si superano i fr 300.- al giorno) sono coperti dalla LAMal “proprio perché secondo i dettami della legge si è rivelato essere un trattamento efficace, appropriato ed economico ed è quindi stato inserito nel novero delle prestazioni”.

Dal punto di vista politico, ci dice Ferrari, non è stato indolore. “Sono stati indetti almeno una dozzina di referendum locali e cantonali. Non è però stata persa nessuna di queste votazioni. Il clou è stata la consultazione a livello federale del ’99 nella quale il popolo svizzero ha detto sì proprio a questo trattamento”.

La diacetilmorfina, questo il nome tecnico della sostanza, all’inizio veniva prodotta da una ditta dell’UE. Poi c’è stato da parte di questa azienda un tentativo di alzare i prezzi, probabilmente oltre l’accettabile. La Confederazione ha allora messo a concorso la produzione di eroina in Svizzera: circa 15 ditte hanno partecipato e da allora la sostanza viene prodotta all’interno dei confini nazionali.

E in Ticino? “Se n’è parlato più volte – risponde Ferrari – soprattutto all’inizio della discussione, che era evidentemente fortemente politica e ideologica. Fino al 2011 ci voleva l’assenso del cantone sede e non se n’è fatto nulla. Poi la questione è diventata soprattutto economica: questi progetti per funzionare richiedono la presenza di una massa abbastanza importante di utenti. In Ticino non credo ci sia e in ogni caso nessuno ha inoltrato domanda all’autorità federale, l’unica a poter autorizzare nuovi progetti. Tra l’altro, negli ultimi 14 anni non ne sono stati avviati di nuovi a dimostrazione che anche in altri cantoni si fanno due conti e si arriva alle medesime conclusioni”.

La direttrice di Antenna Icaro Maurizia Zearo

La direttrice di Antenna Icaro Maurizia Zearo

  • ©Tipress

Resta da capire quale futuro avranno queste persone, che – come racconta Ferrari - si stanno avvicinando all’età dell’AVS. Lo abbiamo chiesto a
Maurizia Zearo, direttrice dell’
Antenna Icaro di Comunità famigliare. “avranno le stesse esigenze degli altri cittadini. – ci ha detto - Si pone quindi per queste persone, che il più delle volte hanno anche problemi di tipo economico e una rete familiare debole, il problema di accompagnarli verso le case per anziani e questo considerando anche la loro necessità di una terapia sostitutiva. Sicuramente questa è una riflessione che a breve dovremo fare”. In Ticino, quello che già oggi si sta facendo “è offrirgli un sostegno abitativo. Si tratta di una via sulla quale il cantone ha deciso di investire e ha dato il mandato a noi servizi ambulatoriali di assumerla”.

Sandro Pauli

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